IL LATITANTE PIU’ FAMOSO AL MONDO

DI ANTONELLO TOMANELLI ANTONELLO TOMANELLI Una guerra nucleare che annienti la Russia. Soltanto in questa ipotesi il mandato di cattura spiccato dal Tribunale Penale Internazionale dell’Aja contro Putin potrebbe avere un senso. Putin non è Messina Denaro, e che la Russia lo consegni spontaneamente è impensabile. Dunque, soltanto la totale disfatta della Russia consentirebbe di scovarlo, catturarlo e processarlo, anche se la Russia non ha mai aderito al Trattato di Roma del 1998, che ha ufficialmente istituito quel tribunale. Come del resto gli stessi USA, che non a caso si chiudono sempre in religioso silenzio ogni volta che si parla di crimini internazionali e di giurisdizione della Corte Penale Internazionale. Ma uno come Putin va portato all’Aja come il più grande criminale della Storia dopo Hitler, anche a costo di calpestare i principi scritti nello Statuto del Tribunale Penale Internazionale: la procedibilità per crimini internazionali è possibile soltanto nei riguardi dei cittadini di quegli Stati che hanno firmato e ratificato l’accordo di Roma, quindi riconosciuto la giurisdizione del tribunale. Il fatto che il tribunale abbia formalmente avviato la procedura per l’arresto di un uomo cittadino di uno Stato che non aderendo all’accordo di Roma, non ha accettato la giurisdizione di quel tribunale, la dice lunga sulla particolare natura del diritto internazionale. La cui validità, riferendosi non a persone ma a Stati sovrani, dipende unicamente dal libero arbitrio di chi lo scrive. Nel diritto internazionale il concetto di Stato di Diritto è inconcepibile. «L’eccezionalità della situazione e la gravità dei crimini commessi da Vladimir Putin ci obbligano a derogare alla regola della accettazione della giurisdizione»: così potrebbe suonare la sentenza di un ipotetico vittorioso blocco occidentale una volta rinchiuso Putin nelle celle dell’Aja. E chi potrebbe evitarlo, a quel punto? Nessuno. Ma al di là delle ipotesi fantascientifiche e a prescindere dalla valenza politica del messaggio inviato a Putin, che è tutto fuorché un messaggio di pace al mondo, questo mandato di arresto al leader russo qualche problemino comunque glielo crea. Ad aver accettato le regole di Roma sono i Paesi di mezzo mondo. Tutti quelli dell’America latina tranne Costarica; poi il Canada, mezza Africa, tutta Europa a parte la Bielorussia e, curiosamente, l’Ucraina, che adesso quelle regole le invoca; mentre nella sterminata Asia tra i Paesi aderenti figurano soltanto Afghanistan, Mongolia, Cambogia, Corea del Sud e Giappone. Paese arabi non pervenuti. Se Putin dovesse mettere piede in uno qualsiasi dei Paesi firmatari, quel Paese dovrebbe immediatamente arrestarlo e spedirlo per posta prioritaria a l’Aja, almeno secondo le stringenti regole dell’accordo di Roma. Ma tra questi Paesi figurano, ad esempio, Brasile e Sud Africa, partners della Russia nei Brics; e Paesi africani come Mali, Camerun, Repubblica Centroafricana, Guinea e Namibia, ora molto legati economicamente alla Russia. Insomma, qualche cortocircuito tra Stati questo mandato di cattura lo creerà.