DI SALVATORE GRANATA
In Francia funziona così
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La premier Elisabeth Borne attiva il meccanismo previsto dall’articolo 49.3 della Costituzione francese per far approvare la riforma delle pensioni senza il voto del Parlamento? E allora i deputati dell’opposizione si alzano in piedi cantando per intero la Marsigliese e mostrando cartelli bianchi con la scritta “no ai 64 anni”.
La seduta, sospesa per due minuti per consentire di riportare l’ordine in aula, alla ripresa…ha subito lo stesso copione: la Borne ha continuato a parlare annunciando il ricorso al meccanismo previsto dalla Costituzione che permette di evitare il voto e puntualmente è stata costretta a interrompersi più volte per le grida, i fischi e il canto ininterrotto della “Marsigliese” da parte dei deputati delle opposizioni.
Le opposizioni, vere, unite, compatte, a servizio del popolo, contro il Renzi di turno.
E il popolo?
Vicino ai suoi eletti, non molla di un millimetro.
Perché dopo la discussione in Aula, la polizia è intervenuta a place de la Concorde, a Parigi, dove migliaia di manifestanti erano affluiti per protestare proprio contro la riforma delle pensioni che il governo aveva fatto passare evitando il voto del Parlamento e ponendo la questione di fiducia (simil ghigliottina boldriniana). Le forze dell’ordine hanno effettuato una serie di cariche per spingere i manifestanti a sgomberare la piazza, utilizzando anche idranti e lacrimogeni.
È dal 19 gennaio (quasi due mesi), che più di 1,5 milioni di manifestanti protestano e sfilano per le strade, supportati dalle otto principali organizzazioni sindacali. Perché in Francia anche i sindacati fanno il loro dovere.
In questi giorni di scioperi e manifestazioni, in cui si è arrivati a “paralizzare” il Paese, come durante la giornata storica del 7 marzo, diverse categorie professionali hanno man mano aderito al movimento ed alcuni settori chiave, come l’energia, i trasporti o anche i netturbini, si sono impegnati in uno “sciopero a oltranza”.
L’obiettivo è chiaro: andare a colpire l’economia del Paese per intensificare la pressione sul governo a lungo termine, e non più solamente attraverso singole manifestazioni che non sembrano smuovere l’esecutivo.
Così, se da giorni i rifiuti stanno invadendo Parigi e altre città francesi, i netturbini hanno annunciato la proroga del loro sciopero fino al 20 marzo, mentre ad esempio la maggior parte delle raffinerie continuano ad essere parzialmente ferme.
Di fronte ad un governo che fino ad ora non ha dato segni di cedimento, manifestanti e sindacati non intendono quindi allentare la presa. Per i loro DIRITTI, non per sfizio.
Tra gli esempi passati che incoraggiano gli scioperanti, oltre a quello storico del ritiro di una riforma delle pensioni nel 1995, c’è anche quello che risale al 2006, quando un importante movimento studentesco, sostenuto da partiti politici e sindacati, aveva ottenuto il ritiro di una legge per la creazione di un contratto “prima assunzione”, malgrado questa fosse già stata adottata. Tra i manifestanti, anche moltissimi studenti liceali e universitari stanno infatti dando il loro contributo alla contestazione, anche occupando a più riprese gli istituti scolastici.
Insomma, Assemblea o non assemblea, sconfitte o vittorie, i francesi hanno gli attributi e tanti di loro hanno dimostrato di avere una forte coscienza etica, politica e solidale. Noi abbiamo il calcio (spesso anche quello nel deretano) e il grande fratello.
Loro sono un popolo, noi un’accozzaglia di tifosi.
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CHAPEAU.