SI SCRIVE NATALE MA SI LEGGE “IPOCRISIA”

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Delle schifezze che infestano l’animo umano l’ipocrisia è quella che sopporto di meno, il solo pensiero di dovermi piegare alle sue leggi per qualche giorno mi getta in uno stato di prostrazione a cui sopravvivo soltanto grazie una prolungata apnea.
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Non parlo dei rapporti privati che ci spingono a sorrisi, baci, abbracci, auguri e magari regali con persone che con noi non hanno da spartire che una parentela, una conoscenza, un condominio o l’appartenenza a un’associazione. Quello è un piccolo prezzo da pagare per ricordarci che, ci piaccia o meno e citando John Donne, nessun uomo è un’isola.
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L’ipocrisia a cui vorrei sottrarmi è quella che ci impone di mostrarci soddisfatti mentre a Kiev, a Gaza e in cento altri luoghi la gente soffre e crepa malamente anche mentre noi tagliamo il panettone. L’ipocrisia che cancella dalle nostre menti chi sta annegando nel Mediterraneo o è accampato nella neve dei Balcani, chi dorme in uno scatolone a pochi passi da casa nostra o chi sta in ospedale o in carcere mentre noi stappiamo prosecchi e strafoghiamo tacchini e capitoni.
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Io sono l’ultimo che può atteggiarsi a flagellante o ad agnello di dio che toglie i peccati del mondo, ma non posso fare a meno di chiedermi se l’ipocrisia sia questa festosa aria natalizia o se invece siamo ipocriti per tutto il resto dell’anno quando sembra che le disgrazie del mondo ci stiano veramente a cuore.
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Comunque sia baci abbracci e auguri a tutti voi ma un grazie speciale, davvero speciale, a chi passerà il Natale cercando di aiutare i meno fortunati.