SALUTI DAL TITANIC

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Ogni volta che tocco un argomento diverso dalla guerra in Ucraina mi sento come un musicista dell’orchestrina del Titanic, tutto intento ad andare a tempo con i propri accordi nonostante gli abissi lo stiano aspettando.
Mi tocca far finta di niente fino a quando un ufficiale meno cretino degli altri afferrerà finalmente un megafono e comincerà a gridare il fatidico “Si salvi chi può!”.
L’accordo di oggi riguarda il vituperato e vituperabile 110%, una specie di Piano Marshall “de noantri” per risollevarsi dalla crisi economica.
Le cifre volano in libertà sia da parte dei 5stelle che lo sostengono che del governo che lo ha cancellato, tutta l’attenzione è concentrata sul rapporto costi-benefici e soltanto ora per pura speculazione politica si sente parlare delle problematiche legate non a quel milione di cittadini che ne hanno tratto vantaggio ma agli altri 59 milioni che lo hanno subìto.
Quei 59 milioni che hanno visto sperperare risorse ingentissime senza alcun risultato ambientalista, che hanno subito i disagi dei cantieri selvaggi ma soprattutto che si sono visti rifilare da un autoproclamato polo progressista un provvedimento più classista della Flat Tax, la plastica raffigurazione del Robin Hood al contrario.
Ha fatto bene la Meloni a cancellarlo? No perché lo ha fatto in perfetto stile fascista, lo stile di quelli che prima menano e poi discutono, di quelli che non capiscono un accidente di economia, di finanza e di lavoro e che a causa della loro colpevole ignoranza sguazzano nell’interventismo quotidiano senza la minima capacità di prevedere le conseguenze delle proprie azioni.
Vabbè, fino a quando l’inclinazione della nave non mi farà scivolare via il pianoforte io continuerò a suonare fosse pure soltanto per me stesso.