PAGINA DI NATALE

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Voglio dedicare il mio “pensiero di Natale” a VANESSA BALLAN, l’ennesima vittima del possesso maschile esercitato su di una Donna.
Una Donna uccisa con otto coltellate e da una serie di articoli demenziali che la stanno uccidendo una seconda volta.
VANESSA era incinta, pare fosse al terzo mese di gravidanza.
Il ministro Nordio ha chiesto un’ecografia per stabilire se si possa procedere all’incriminazione dell’assassino per DUE OMICIDI, ritenendo il feto un bambino.
Tentativo chiaro e maldestro di ribadire che un feto é un “essere umano” tanto caro agli anti abortisti.
Infatti certa stampa chiama il feto “bambino” non solo per accentuare la gravità del crimine (come se non bastasse una sola vittima) ma per ribadire che una Donna incinta porta in grembo una vita umana anche solo dopo poche settimane di gravidanza.
Un gioco sottile e sporco per ribadire la presunta “sacralità” della vita e condannare quindi, senza mezzi termini, l’aborto come omicidio.
Ma non solo.
Si vuole accertare chi fosse il “padre” del futuro bambino.
Perché se risultasse l’amante e non il marito, saremmo di fronte all’omicidio di una Donna adultera da parte di un “padre” ripudiato e a cui é stata negata la paternità.
Terreno giudiziario molto fertile per la difesa dell’assassino.
Terreno morale molto fertile per mettere in cattiva luce la vittima.
Ed ecco che VANESSA viene uccisa una seconda volta.
Qualcuno sostiene che il marito sapesse del tradimento della moglie ma l’avesse capita e perdonata.
Per la serie “Tutti gli uomini non sono uguali”.
La santificazione maschile serve per ribadire, ancora una volta, quell’abominevole pensiero che “lei se l’é cercata” intrattenendo col suo assassino un rapporto che doveva evitare se solo lo avesse voluto veramente.
Ed ecco che VANESSA viene uccisa un’altra volta.
VANESSA BALLAN è morta e la classe dirigente maschile di questo Paese è interessata a trasformarla in “mamma” per fini politici che sono fin troppo chiari: se passa il concetto che uccidere una donna incinta significa uccidere due persone, allora la definizione giuridica di quel feto tornerà utilissima per mettere in discussione il diritto all’aborto.
Non male come giochetto da fare sulla pelle di una donna ammazzata.
E se il feto di VANESSA era frutto della sua relazione adultera con l’assassino, allora il femminicidio potrà essere sfumato: una donna che ha tradito il marito e che ha allontanato il futuro padre di suo figlio è una donna perfetta per essere vittimizzata ancora, anche da morta.
A questo punto non servirà nemmeno il «raptus», elemento di psicologia che viene usato come alibi per non affrontare le radici culturali dei femminicidi.
Ancora una volta, una vittima viene messa sul banco e data in pasto a quell’opinione pubblica che, pur dichiarandosi “sconvolta dal crimine” cerca un’attenuante per lo stesso, in modo da poter cercare una ragione che la “tranquillizzi”.
E se per farlo, occorre uccidere VANESSA una, due, tre volte in più, poco importa.
A me importa.
Per questo dedico a Lei, la mia “pagina di natale”.