IL “PICCOLO DISPIACERE” DI IGNAZIO

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Lo capisco l’Ignazio, nato e cresciuto con la fiammella accanto che i diversi piuttosto che accettarli li brucia, avere un figlio gay sarebbe uno schianto in autostrada.
Altro che piccolo, il dispiacere sarebbe uno tsunami emotivo.
Ha già dovuto rinunciare di vivere a Salò, non gli é riuscito nemmeno di fare una marcetta su Roma, figurarsi il gay in famiglia.
Ma l’Ignazio non é solo.
Purtroppo.
Migliaia di Persone devono nascondere la propria tendenza sessuale.
Lo fanno con gli amici, sui luoghi di lavoro, perfino e soprattutto in famiglia.
Ho usato il “devono” perché sono obbligati a farlo.
Pensate ad un ragazzo o una ragazza che vive a Trottola di Sopra e non a Milano o a Roma o comunque in una grande città.
Pensate a genitori che devono (anche loro) mettere i panni in piazza, sempre e comunque.
Come lavano il “disonore”?
Rimane sporco, grazie all’ottusità ripugnante del borgo, alle calunnie, alle malelingue, alle stupide paure.
Chi dei vicini permetterebbe al proprio figlio di frequentare “quello là” malato e contagioso di gaysmo?
Chi darebbe il permesso alla propria figlia di organizzare un pigiama party con l’amichetta lesbica?
Ancora oggi, migliaia di Persone si trincerano dietro la bugia.
Una bugia sofferta, devastante, che ribalta tutto il senso di vivere liberi.
Uomini e Donne che “corrono ai ripari” per tutelarsi e difendersi da una Società meschina, inventandosi l’alternativa.
Nascondono l’abbraccio ad un amico per non tradirsi, celano lo sguardo che potrebbe indugiare e rivelare, fanno centinaia di km per trovare il “luogo sicuro” dove poter conoscere e frequentare altre Persone con i loro stessi desideri.
Portano a casa, dai genitori, amichette per allodole, e loro tirano un sospiro di sollievo perché quel figlio “un po’ strano l’avevano visto”.
Ma tacevano.
Don’t ask, don’t tell “non chiedere, non dire”
Meglio il sospetto della verità.
Ma questo é amare il proprio figlio o figlia ?
NO, non lo é, non lo é assolutamente.
Ci sono poi genitori che li sbattono in mezzo ad una strada.
Sono, per loro, la prova vivente di non esser riusciti a fare un figlio “normale”.
E gli fanno pagare la colpa.
Io vivo in un “continente” dominato dal razzismo sessuale.
Ovunque mi giri, é un reato.
A volte punito col carcere, altre con la morte.
Non si é mai assolti.
E buttati in galera con questa accusa, significa d’esser preda dei normali che, per fartela pagare, ne approfittano.
Perché sia chiaro, un conto é avere rapporti omosessuali da “attivo” un altro é da “passivo”.
Viene punito solo chi lo prende e non chi lo da.
Strana filosofia ma questo é.
Per il maschio “etero” scoparsi il ragazzino omo é cadere in tentazione dato che la carne é debole ed il culo era li.
Per il giovane, figlio di Sodoma e Gomorra, tentatore e adescatore, non c’é misericordia, anche se é stato ripetutamente violentato.
“Se l’é cercata” direbbe uno st***zo di giudice.
Come quelle che vanno in discoteca in minigonna anziché con la tuta da palombaro.
Ci vorranno secoli perché cambi questo miserabile pensiero.
E saranno ancora di più se continueranno ad esserci in giro genitori con il “piccolo dispiacere”.
Caro Ignazio, certo, il dispiacere sarebbe grande, ma quello di tuo figlio.
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Il tuo non conta nulla.