CHE DIO BENEDICA TUTTE LE MAMME

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Amo tanto Giulio, da essere assalito dal presente e preoccupato del futuro. Il suo, ovviamente. Un amore totale che ha reso possibile una sorta di parziale rimozione del passato. Come se io, prima di lui, non fossi quasi esistito. La sua esistenza si è appropriata delle mie precedenti esistenze, limitandone la memoria.
Rimproveravo mia madre di un amore, nei miei confronti, totalizzante, quasi ai limiti della patologia. Un amore che mi toglieva spazio. A volte il respiro. Spazio e respiro che oggi, a 14 anni dalla sua morte, sarei felicissimo di regalarle. Un amore che rivaluto totalmente e che, finalmente, capisco. 14 anni in cui mi è mancata ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo.
Morì fra le mie braccia in una clinica per stranieri di Cuba. Raccolsi il suo ultimo respiro. E, da allora, il mio mondo cambiò completamente. Fu in quel momento, in occasione del suo ultimo respiro e del suono di una macchina che andò progressivamente decrescendo fino a zittirsi, che mi sentì solo. Un senso di solitudine assurdo che non avevo mai provato.
Ci è voluta un’altra madre, la mia Julia per sconfiggere quel senso di solitudine. Perché le madri sono la vera e più grande meraviglia che abbia creato Dio. Non ho più il piacere di sentire la mia Angiolina cantare “e lucean le stelle”, ma godo nel vedere Giulio giocare con la madre. In un’apoteosi di amore materno che mi riempie il cuore. E che mi fa pensare al bene.
Che Dio benedica tutte le mamme.
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Giancarlo Selmi
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