EURO-ECONOMIA DI GUERRA, MA A ZELENSKY NON BASTA

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Dalla redazione di REMOCONTRO –

La corsa al riarmo dell’Europa che prepara l’austerità. Zelensky insiste: scudo anti-aereo e F16, come Israele. In settimana è attesa la votazione alla Camera Usa sugli aiuti militari vitali per l’Ucraina. Dopo la risposta degli alleati a favore di Tel Aviv, Kiev chiede il coinvolgimento diretto dell’occidente. Ue e Gb: ‘impossibile’.
L’Europa, a sua volta in guerra, ha problemi. Gli F-16 per Kiev arriveranno forse a luglio, mentre restano disattese le promesse sulle munizioni. I 27 in Consiglio straordinario divisi sulla crisi in Medio Oriente. La Spagna mette sul tavolo il riconoscimento della Palestina, ma è isolata.

Il sogno israeliano di Kiev

«Senza i finanziamenti statunitensi la Russia vincerà la guerra». Il presidente Zelensky in un’intervista tra allarme e ricatto morale verso il Congresso Usa. «Vi dico francamente che senza questo sostegno non abbiamo alcuna possibilità di vincere». Molto più pessimisti gli analisti occidentali che ormai escludono ogni alternativa alla trattativa, dolorosa ma necessaria, con Mosca. Ma l’invidia su cosa ha ottenuto il sistema di difesa aerea israeliano col potente appoggio degli alleati occidentali, solleva speranze perdute, assieme a rischiose illusioni.

Gli F-16 ucraini a luglio

L’Europa, a sua volta in guerra, incerta e divisa, cerca un minimo comunque denominatore per salvare almeno in parte le sorti dell’Ucraina, e la propria dignità. Gli F-16 per Kiev arriveranno forse a luglio, mentre restano disattese le promesse sulle munizioni. I 27 in Consiglio, divisi sulla crisi in Medio Oriente, cercato qualche soluzione per i problemi di casa più vicini. «La nuova tappa è far diventare operativo il sostegno anti-aereo all’Ucraina», scrive Anna Maria Merlo sul Manifesto. Arriveranno davvero a luglio, quanti e con piloti quanto addestrati? Nel frattempo Kyiv rischia di perdere la guerra ripete Zelensky ormai nella versione allarme sconfitta.

«Ed ecco che il Consiglio europeo, tra ieri e oggi a Bruxelles, che doveva essere centrato sulle sfide economiche, si è trasformato in ‘straordinario’, dedicato anche alle guerre, Ucraina e Medio Oriente.

Linea dura dell’Europa continentale

L’olandese Mark Rutte (liberale) e la danese Mette Frederiksen (socialdemocratica) hanno insistito sulla necessità per la Ue di rispondere alle richieste dell’Ucraina sulla difesa aerea. Il tedesco Olaf Scholz ha confermato che Berlino ha concluso la terza consegna di Patriot e si impegna a verificare cosa resta nelle polveriere della Nato, ma non dice nulla sui missili Taurus, che Zelensky reclama e la Germania nega.

“Doppio standard” per Israele

L’Ucraina ha più volte e in diverse forme protestato contro il «doppio standard» degli alleati occidentali a favore di Israele, che ha potuto rispondere all’attacco dell’Iran grazie alla difesa anti-missili, mentre Kyiv subisce gli attacchi russi perché manca di strumenti di difesa. La Ue aveva promesso un milione di munizioni per Kyiv entro marzo: l’obiettivo non è stato raggiunto, ma un’iniziativa della Repubblica ceca ha permesso di rimediare in parte col l’acquisto di mezzo milione di obici fuori dell’Ue.

Sempre più industria bellica

L’industria bellica europea non produce abbastanza, dicono i 27. Le guerre stanno spingendo i paesi Ue al riarmo, con Paesi come la Francia dove Macron parla esplicitamente di «economia di guerra». Solo negli ultimi sette giorni, il presidente francese ha inaugurato una fabbrica di armamenti in Dordogne, mentre la tedesca Rheinmetall, molto presente in Sardegna, apre un centro di produzione di obici in Lituania.

Iran “cattivo” per acclamazione

Sull’Iran, non sarà questo Consiglio europeo a decidere nuove sanzioni, ma nei prossimi giorni gli ambasciatori Ue dovrebbero decidere un discusso ‘giro di vite’. Macron sempre alla guerra, sostiene «che è nostro dovere imporre maggiori sanzioni a Teheran, dopo l’attacco a Israele sabato scorso, realizzato con droni made in Iran che colpiscono anche l’Ucraina». Macron distratto sul consolato iraniano di Damasco distrutto da Israele, con relativi morti. La questione verrà discussa al G7 Esteri in Italia e si ridurrà a sanzioni verso persone implicate nella produzione di droni e missili.

Riconoscere lo Stato di Palestina

Alla vigilia del Consiglio, la Spagna ha rilanciato la questione del riconoscimento della Palestina, buco morale e decennale europeo che Madrid conferma di voler realizzare entro luglio, senza però riuscire a convincere i partner: le divisioni sul conflitto Israele-Palestina restano grandi tra i 27 e l’attacco/risposta dell’Iran è servito a chi ne aveva convenienza, a nascondere Gaza. La Spagna, in contro ostinazione con Macron, ha riproposto una conferenza internazionale di pace sul Medio Oriente.

Alla porte dell’Europa, anche la Turchia

Ieri i 27 hanno discusso anche delle relazioni tra la Ue e la Turchia. Tutto fermo da anni, salvo inutili recite diplomatiche di basso profilo. Con esploit diplomatici tra la presa in giro e il demenziale, tipo, che «l’impegno sarà graduale, proporzionato e reversibile». Sarà qual che sarà, come la canzonetta.

“I 27 sono soprattutto dell’aggiramento delle sanzioni della Ue contro la Russia da parte di Ankara (solo più sfacciato di molti altri), che punta-come sempre dichiarato da Erdogan-, ed una egemonia regionale, con ambiguità note confronti della Nato. Ma chi non ne ha, e quante di nuove stanno crescendo?”

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18 Aprile 2024