CASA BIANCA, MUNIZIONI A ISRAELE SENZA CONGRESSO: “SICUREZZA NAZIONALE USA”

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Utilizzando una normativa speciale, l’amministrazione di Biden ha aggirato un incerto voto parlamentare e disposto la vendita di munizioni per carri armati al governo di Tel Aviv. 45mila munizioni per carri armati, del valore complessivo di 500 milioni di dollari per i Merkava operativi a Gaza. Lo hanno reso noto il Dipartimento di Stato e il Pentagono, confermando così anticipazioni che erano trapelate sulla stampa.

Altre armi a Israele per “sicurezza Usa”

I fatti certi, prima delle valutazioni politiche. L’amministrazione Biden ha utilizzato una normativa speciale dell’Arms Export Control Act sulle emergenze per la sicurezza nazionale. E decide la concessione di 45mila munizioni per carri armati, del valore complessivo di 500 milioni di dollari.  Per il segretario di Stato  Blinken, «la vendita risponde agli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti». Decisione difficile da far accettare in casa, impossibile per l’opinione pubblica nel mondo, dopo aver visto gli Stati Uniti, questa volta gli unici nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ad opporsi ad un cessate il fuoco Onu a Gaza e a porre il veto. Imbarazzo tra tutti gli alleati (persino l’astensione britannica), e applausi del primo ministro israeliano Netanyahu, che suonano politicamente peggio di certe condanna.

Stampa democratica Israeliana

Conferma nei dettegli da parte della stampa israeliana. Haaretz scrive di «45.000 proiettili per i carri armati Merkava israeliani, regolarmente schierati nell’offensiva a Gaza, che ha ucciso migliaia di civili». Sempre da Israele apprendiamo che negli Stati Uniti «non ci sono piani per porre condizioni sugli aiuti militari a Israele». Notizia su cui la Casa Bianca aveva sorvolato. I difensori dei diritti umani -organizzazioni e Ong-, hanno espresso preoccupazione per la vendita che non è certo in linea con lo sforzo (dichiarato) di Washington di fare pressione su Israele affinché riduca al minimo le vittime civili. Contraddizione plateale e conti politici dell’amministrazione Biden sempre più difficili da saldare anche in casa.

Versione New York Times

Il quotidiano statunitense conferma i dettagli tecnici della notizia, sottolineando come questa sia la prima volta che l’amministrazione Biden dichiara una ‘emergenza nazionale’ per accelerare le spedizioni di armi a Israele, «un paese controverso a causa del bilancio delle vittime civili degli attacchi aerei», scrive il NYT. Partita sociale aperta a forte rischio di penalità elettorali nella università. La settimana scorsa Harvard è stata una delle tre università i cui presidenti hanno testimoniato a Washington in un’udienza sull’antisemitismo confuso con sostegno alla causa palestinese. Mentre lo stesso o quotidiano in un altro articolo, ricorda storiche valutazioni di Netanyahu, secondo cui «un Hamas forte (ma non troppo) avrebbe mantenuto la pace e ridotto la pressione per la creazione di uno Stato palestinese».

“Chiodo sulla bara della credibilità Usa”

Abu Mazen, Autorità Nazionale Palestinese, sul veto Usa sulla tregua Onu sulle nuove armi a Israele: «Il veto all’Onu è immorale, e una palese violazione di tutti i valori e i principi umanitari»«Gli Stati Uniti rischiano la complicità in crimini di guerra a Gaza con il loro veto per bloccare la risoluzione del cessate il fuoco delle Nazioni Unite», afferma il direttore di ‘Human rights watch’ all’Onu, Louis Charbonneau. Oxfam: «Il veto Usa un chiodo sulla bara per la credibilità Usa sui diritti umani». afferma la responsabile di Oxfam America. L’analisi satellitare dei ricercatori del Cuny Graduate Center e dell’Oregon State University aggiornata al 4 dicembre, dice che alcune aree abitate sono state ridotte in macerie al 60% al 70%.

Rapidamente verso la 20mila vittime

Ufficialmente si parla di ‘Più di 17.500 vittime nella Striscia di Gaza‘, con quel ‘più’ generico che riguarda ormai in alta percentuale le vite di donne e bambini. A Gaza proseguono incessanti i bombardamenti, e si combatte in particolare a Khan Younis, che sembra essere diventato il nuovo centro nevralgico del conflitto. Secondo i media israeliani, sarebbe proprio lì che si nasconderebbe il capo di Hamas a Gaza, Yahya Sinwar, che sarebbe fuggito dalla città di Gaza a bordo di un camion umanitario.

“Tra notizia e ipotesi spionistiche su Hamas, resta la certezza drammatica di decine di migliaia di feriti, anche tra quelli sempre più donne e bambini assistiti spesso per terra nei pochi improvvisati centri medici ancora funzionanti, con interventi e spesso amputazioni senza anestesia, medicinali ormai esauriti”.

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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

11 Dicembre 2023