DONNA MORTA DI SOLITUDINE E INDIFFERENZA. A DIO, CELESTE

DI FERDINANDO TRIPODI

 

Viviamo l’epoca in cui è così bello e facile “essere tutti qualcuno”, che non ci siamo accorti di essere più nulla.

Perché non può essere vero che riusciamo ad essere così partecipi del dolore di intere nazioni, mentre non riusciamo ad essere partecipi della tragedia che una donna – o una persona – vive a dieci passi da noi.
Ancora una volta, l’indifferenza ha trionfato.

Si sono concluse con una drammatica scoperta le ricerche di una donna che viveva, in condizioni di assoluto degrado, in un appartamento popolare del Lotto 47, uno dei palazzoni di viale Nervi, tra i quartieri Q4 e Q5.

“Della donna, un’accumulatrice seriale che aveva riempito casa e le cantine condominiali di materiali e rifiuti di ogni genere, non si aveva notizia da qualche giorno.”
(Questo scrive la stampa)

Celeste era una Donna, era una madre attenta prima che un destino tragico le portasse via diversi anni fa quella figlia tanto amata.

Celeste era una PERSONA, sicuramente problematica a causa indubbiamente da un vissuto non proprio roseo, ma sicuramente con tanto bisogno di aiuto che in modo deciso non è mai arrivato.
Molti conoscevano le sue condizioni psicologiche e di vita e i vicini più volte dicono di aver sollecitato Comune e Servizi Sociali.
Ma nulla.
Silenzi.

Celeste è morta da sola, senza far rumore, nella casa dove un tempo viveva quella figlia.

A differenza però di certi “giornalai”, io voglio ricordarla come merita:
Celeste non era una “accumulatrice seriale”.
Era prima di tutto una Donna, una persona, una cara Amica.

Fai buon viaggio Celeste.