SANDRA, RAIMONDO E LE FINTE LITIGATE

DI FERDINANDO TRIPODI

 

Ci siamo quasi, i simboli sono tutti pronti, il tempo per depositare i vari disegni sta per scadere.

Ma in tutto ciò, i candidati? Nomi, Cognomi, Casellario Giudiziario?

Siamo alle solite: le liste di chi si è candidato ancora una volta a “salvare” l’Italia e gli Italiani alle prossime elezioni politiche non sono state “pulite.”

Sono liste indecenti, dicono voci autorevoli, del resto con la legge elettorale in essere nessuno sceglie nessuno se non le segreterie dei partiti stessi, infatti, anche con tutta la buona volontà che è stata messa nelle primarie, la democratica scelta degli elettori è pura utopia.

Coloro però che andranno a votare una cosa possono farla: possono non votare quelle liste dove compaiono nomi di condannati, indagati, o sotto processo in attesa di giudizio finale.

Infatti come potranno certi soggetti avere la pretesa di andare a fare leggi per il bene della collettività se la loro esigenza primaria è quella di non andare in galera?

Sarebbe bello se “Sandra e Raimondo“ (Meloni e Letta) avessero il coraggio di dire anche questo ai propri elettori.

Ma non è un caso se questa storia nessuno dei due la tira fuori contro l’altro, perché forse sanno già che tanto o vince l’una o vince l’altro l’importante è trovare un posto disponibile in Parlamento.