IL SECONDO MOTIVO

DI ORSO GRIGIO

REDAZIONE

 

IL SECONDO MOTIVO
Questo è un post che avevo deciso di non fare.
Un po’ perché l’argomento mi coinvolge troppo e un po’ per un altro motivo che dirò.
Poi però devo aver cambiato idea, visto che sono qui a scriverlo.
Si tratta del film “Io, noi e Gaber” di Riccardo Milani dedicato alla vita di Giorgio Gaber, uscito nelle sale il 6 novembre scorso, e la cui programmazione, inizialmente prevista solo per pochi giorni, visto il grande successo è stata prolungata almeno per il prossimo fine settimana.
Io non l’ho visto e non lo vedrò, perché se fosse realizzato male mi incazzerei come una iena, e se invece fosse fatto come si deve non mi basterebbero le lacrime.
E visto che persone che capiscono di cinema e musica più di me, a me molto care e di cui mi fido ciecamente mi hanno confermato che si tratta della seconda che ho detto, resto convintamente a casa.
Gaber per me è un nervo scoperto, un Maestro vero, la sua mancanza una ferita che non si è mai chiusa e che sanguina ancora forte, e bagnare ancora quel dolore è un male che non voglio sopportare.
Ma io sono io, voi dovete vederlo.
L’altro motivo per il quale non volevo parlarne è una specie di conflitto di interesse.
Leggo dalla locandina del film che ci sono interventi di personaggi famosi e uno si aspetterebbe che oltre che famosi dovrebbero essere anche persone che conoscono bene Gaber e che ne hanno da sempre la cura e il rispetto che gli si deve. Gente insomma che non è salita sul suo carro solo quando è diventato funebre per squallido opportunismo, ma che su quel carro ci stava già da prima, sapeva dove andava e ci ha percorso pure parecchia strada.
Non so se sia così per tutti i partecipanti, spero di sì, tuttavia la mia sensazione è che qualcuno sia finito lì un po’ di rimbalzo, per fare cassetta, ma che con il Signor G c’entri poco e niente. Che ci sia in quanto famoso, insomma, magari a citare ancora Porta Romana, che con il Gaber vero in fondo c’entra poco, e non come testimone.
E sarebbe un peccato perché il taglio ovviamente è quello del documento, e non del film tradizionale, con l’assassino, il poliziotto e l’amore che trionfa.
E visto che un documento, qualsiasi sia il mezzo comunicativo usato, deve soprattutto far conoscere e divulgare, a partecipare si dovrebbero chiamare prima quelli che Gaber lo raccontano da sempre con competenza e passione e poi, se avanza tempo e c’è qualcosa da arredare, si fanno venire anche attori, comici e cantanti.
C’è quel ‘noi’ nel titolo.
Dovrebbe indicare testimonianza, appartenenza, non un cast da esporre sulla locandina.
Di sicuro però alcuni fra quelli che lo hanno raccontato e lo raccontano ancora, e da decenni si spendono per tenerne viva la memoria lì dentro non ci sono.
Parlo di Giulio Casale e Neri Marcoré, per esempio, ma se volete vi faccio l’elenco completo.
Una loro presenza doveva esserci. Non avrebbe certo stravolto il progetto, lo avrebbe invece arricchito e completato.
Ripeto che non ho visto il film, chi l’ha visto potrà smentirmi, ma anche se vado col pilota automatico credo di non sbagliare ad affermare questo.
E a proposito di mancanze parlo di Andrea.
Il mio conflitto di interessi, appunto.
La mia pagina e quella di Andrea sono sempre state ben separate, a parte qualche rara eccezione, e spesso di puro cazzeggio: siamo pur sempre padre e figlio e giocare ci piace ancora.
Fra noi c’è affetto, complicità, ci somigliamo molto più di quanto sembri, ma abbiamo “linee editoriali” diverse e separate, come è giusto che sia.
Però che la sua mancanza in questo progetto mi ferisca, di sicuro più di quanto abbia ferito lui, non potevo non dirlo. Mi seguite in tanti e vi devo sincerità e onestà intellettuale: i miei difetti peggiori, visto come va il mondo.
Io so quanto lavoro abbia fatto Andrea per portare Gaber a teatro per tutti questi anni, e non solo a teatro. So quanto studio ci sia stato e quanta competenza abbia acquisito da quando lo conobbe e gli scattò quelle foto a Fiesole, più di trent’anni fa. So quanto sia legato alla Fondazione Gaber, anche a chi purtroppo non c’è più, conosco la curiosità che l’ha spinto e poi la passione e l’amore che ci ha messo, perché sono sentimenti che ho vissuto con lui e spesso c’ero anch’io dentro quelle emozioni, in quei teatri, quand’ero ancora vivo.
Niente, tutto questo papiro che forse era meglio se non lo facevo davvero, per dirvi che mi dispiace e che io avrei fatto scelte diverse.
Nessuna polemica, certo, ognuno fa quello che ritiene più giusto, compreso i registi e i produttori, e il film, ve l’ho già detto, è buono e dovete vederlo.
Però mi dispiace.
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