RUSSIA E MEDIO ORIENTE: SILENZI POCO CREDIBILI DI UNO STORICO PROTAGONISTA

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Russia protagonista storica in Medio Oriente, dagli Zar all’impero sovietico. E adesso, in questa crisi assoluta, dov’è finita? Distratti loro o distratti noi?

I rapporti diplomatici attuali tra Israele e la Russia sono regolati da Kiev e dalla Siria. Zelensky, di origini ebraiche non aiuta. Peggio il sospetto che, con qualche triangolazione, a Kiev arrivino armi ‘Made in Israel’. Ma sul dopo Hamas, Mosca ha tenuto un profilo basso e cerca di capitalizzare tutti i guadagni diplomatici che le possono venire dagli errori a ripetizione che, nella gestione della crisi, stanno commettendo gli Stati Uniti e molti loro alleati occidentali.

Con Israele su Ucraina e Siria

Putin non si espone, ma sfrutta l’ondata emotiva che percorre quasi tutto il pianeta, facendosi vedere vicino al Sud del mondo. L’unica presa di posizione ufficiale è stata nel Consiglio di sicurezza dell’Onu, sulla mozione del Brasile per il cessate il fuoco: 12 Paesi si sono detti d’accordo, due si sono astenuti (appunto la Russia e il Regno Unito) e uno solo (gli Stati Uniti) che ha votato contro e, peggio, per non fare approvare la risoluzione, ha poi messo il veto. Dunque, è stato quantomeno ambiguo l’atteggiamento del Cremlino che, naturalmente, filtra le sue scelte attraverso una corposa dose di realpolitik.

I russi di Israele

Il rapporto tra Israele e la Russia è particolare e, in ogni caso, dominato da una semplice considerazione: quasi un milione di cittadini dello Stato ebraico sono immigrati dalla Russia (con molti casi di appartenenza religiosa dubbia, pur di fuggire dall’Unione Sovietica). I legami storici, sociali e culturali con quel Paese sono sempre stati fortissimi. Adesso, però, sembra girato il vento. Quando i jet israeliani attaccano le basi delle milizie sciite sostenute dall’Iran in Siria, non preavvisano più i russi. Lo hanno fatto negli ultimi otto anni, fin da quando, nel 2015, l’aviazione di Mosca si installò dalle parti di Damasco e di Latakia, per dare manforte al Presidente Bashar al-Assad.

L’ammucchiata della guerra all’Isis

Allora, per fare la guerra all’Isis, il nemico pubblico numero uno di tutti, americani, russi, sciiti di fede iraniana, sciiti irakeni, sunniti, turchi, curdi e chi più ne ha più ne metta, li combattevano e si sopportavano. Anche se Israele non ha mai digerito di vedersi arrivare, ai piedi del Golan, milizie islamiche armate fino ai denti. Così, in questa strano carrozzone bellico, quasi kafkiano, succedeva anche che ci si sparasse addosso a vicenda. E che gli aerei di Tel Aviv bombardassero gli sciiti ‘al soldo dell’Iran’, che si avvicinavano troppo al confine dello Stato ebraico.

Le attenzioni israelo-russe

Per evitare di ammazzare per sbaglio qualche aviere o qualche pilota russi, gli israeliani avvisavano i militari di Putin di levarsi di torno per una mezz’oretta, il tempo di finire il loro ‘lavoro’. Ma adesso, nota Bloomberg, gli aerei di Netanyahu attaccano anche in Siria senza preavvertire i russi e questo potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Loro, forse, temono che i russi avvisino i combattenti islamici del pericolo in avvicinamento. Ma se dovessero uccidere dei militari di Mosca, le cose potrebbero prendere una brutta piega. Putin potrebbe replicare, avendo tutte le armi per farlo. E gli Stati Uniti, già sull’orlo di una crisi di nervi per il fatto di essere coinvolti in tutte le crisi, a ogni latitudine, costretti a intervenire direttamente.

“È uno scenario estremo, ma che non si può escludere. Ed è temuto a tal punto dagli strateghi della Casa Bianca, che la priorità del Consiglio per la Sicurezza nazionale Usa è quella di tenere aperti, a tutti i costi, i canali di comunicazione militare con le controparti”.

“Statfor” avverte

‘Stratfor’ ha pubblicato un report sui rapporti tra Israele e Russia e sul rischio che possano deteriorarsi. Oggi la Palestina o Gaza, ma il problema chiave per Putin rimane sempre il ‘doppio fronte’ Ucraina-Siria. Nel senso che per ‘tenere’ il Donbass ha dovuto spostare unità militari dalla regione di Damasco e di Latakia, sul Dnipro ucraino, per arginare la controffensiva di Zelensky. Meno russi in Siria, vuol dire più iraniani e milizie sciite. Ecco perché gli israeliani hanno aumentato i loro attacchi ed ecco anche perché, dietro le quinte, i russi hanno detto a Tel Aviv di frenare.

La Siria non si tocca, e attenti con l’Iran

Se i bombardamenti sulla Siria dovessero continuare, secondo Stratfor, Putin potrebbe dare l’ordine di utilizzare i micidiali missili antiaerei S-400, che finora non sono mai stati sparati, e che sono gestiti solo da personale russo. I siriani di Assad hanno anche gli S-300, altrettanto letali. Però non li possono utilizzare se non con il via libera dello Stato maggiore di Mosca. Che per ora non c’è. Un settore che ovviamente la Russia tiene particolarmente d’occhio è quello dell’energia.

La guerra sul petrolio

Un settore che ovviamente la Russia tiene particolarmente d’occhio è quello dell’energia. L’attenzione sulla guerra di Gaza risponde anche all’obiettivo di prevederne le sue ricadute sul mercato del petrolio. E quasi alla chetichella, Russia e Arabia Saudita, ognuno formalmente per conto suo, sono per continuare la politica dei tagli produttivi. Secondo Stratfor, «Russia e Arabia Saudita ritengono di alimentare l’offerta nel contesto della guerra tra Israele e Hamas». Niente carburanti scontati per la guerra, ma al contrario.

“Insomma, vedetevela tra di voi, Israele, Stati Uniti e blocco Occidentale, sempre più accidentati, incerti e isolati da un rumoreggiante resto del mondo”.

 

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione

13 Novembre 2023