MEDIA UCRAINI DAGLI OLIGARCHI ALLA LEGGE MARZIALE, FUTURO DI DEMOCRAZIA?

DI ENNIO REMONDINO

 

 

Mai a parlare di Ucraina oltra la guerra. Grazie a ‘The Kyiv independent’ e Otar Dovzhenko, ‘an expert at the Lviv Media Forum, a Ukrainian non-governmental organization’: «Il mercato mediatico ucraino è una tabula rasa che potrebbe aiutare la ripresa postbellica». L’invasione su vasta scala della Russia nel febbraio 2022 ha inferto un duro colpo al mercato dei media ucraino, già in precedenza in difficoltà, spesso strumento di manipolazione politica.
‘Un mercato malsano, accompagnato da corruzione, racket e un’economia instabile’ il giudizio severo dell’analista ucraino.

Analisi di “mercato”

Milioni di lettori, spettatori e ascoltatori hanno lasciato il Paese, sono sfollati all’interno dell’Ucraina, o si sono ritrovati nei territori occupati dai russi senza accesso ai media ucraini, o sono andati sotto le armi dove la cronaca seguita è altra. Il reddito dell’80% degli ucraini è diminuito (salvo corrotti) e di conseguenza è diminuita anche la loro capacità di pagare i media, di abbonarsi o fare donazioni. Il mercato pubblicitario è crollato a zero nelle prime settimane della e si sta riprendendo con estrema lentezza. «Lo Stato ha ‘mobilitato’ i canali televisivi più quotati, unendoli in un ‘telethon informativo’ che non genera entrate pubblicitarie». E notizie sotto controllo governativo stretto, aggiungiamo noi, dando voce al sottinteso sotto legge marziale. Trasmettitori, torri televisive, redazioni e tipografie sono stati distrutti. Il costo della carta è raddoppiato ed è diventato più difficile fornire la carta stampata agli abbonati.

I media “resistenti”

«Se il mercato dei media ucraino fosse simile a quello di qualsiasi altro paese europeo, dopo un anno e mezzo di tali condizioni non rimarrebbero quasi più mezzi di comunicazione validi. Tuttavia, i media ucraini hanno dimostrato di essere resistenti come le piante nel deserto», vanta Otar Dovzhenko. Che prosegue nei dettagli. E scopriamo che la maggior parte dei punti vendita è riuscita a continuare l’attività e spera di sopravvivere finché la situazione non migliorerà. Anche le sovvenzioni provenienti da organizzazioni internazionali sono diventate un’ancora di salvezza per molti di loro. Ma questo non è sostenibile: quanto tempo resisteranno?

L’uomo più ricco d’Ucraina

Quando un anno fa l’uomo d’affari più ricco dell’Ucraina, Rinat Akhmetov (il Berlusconi locale), chiuse la sua holding mediatica ‘Ucraina’, che aveva la quota maggiore del pubblico televisivo ucraino, sembrò l’inizio della fine. «Ma nel 2022 non abbiamo assistito ad altri crolli su larga scala, se la guerra della Russia in Ucraina si protrarrà per anni, il mercato inevitabilmente si contrarrà, e non solo a causa delle difficoltà finanziarie».

La debolezza della politica

I grandi media in Ucraina sono nati come strumento di influenza politica. Ed è così che in Ucraina è riuscito a formarsi un numero insolitamente elevato di canali televisivi, reti radiofoniche e organi di informazione online, che altrimenti il mercato pubblicitario non sarebbe stato in grado di supportare. I ‘grandi ricchi’ hanno acquistato o fondato mezzi di comunicazione e hanno investito c0ntando di ricevere dividendi elettorali piuttosto che finanziari. Per alcuni, fondare e promuovere con successo un mezzo di comunicazione rappresentava un biglietto d’ingresso in politica e, se le cose non avessero funzionato, il bene avrebbe potuto essere venduto a caro prezzo. Il riferimento facile all’oligarca Kolomoisky ora arrestato che aveva creato prima il personaggio televisivo Zelensky e poi il presidente vincente, compete a noi.

“In quei mezzi di comunicazione –ci dice l’analista ucraino-, la loro capacità di fare soldi era di scarsa importanza per i proprietari. Ciò che contava era la capacità di raggiungere il maggior numero possibile di elettori. Ed è storia anche italiana ben nota”.

Il dopo che verrà, non è rassicurante

E con la guerra sempre più insostenibile e destinata ad una qualche forma di ‘dopo’ La posta in gioco è in costante aumento: la competizione tra i media (in primis i gruppi televisivi) è diventata il preludio della campagna elettorale che prima o poi e legge marziale permettendo, si dovranno tenere (‘corsa agli armamenti’ la chiama l’analista), «gli oligarchi hanno investito centinaia di milioni in nuove risorse, nei contenuti più costosi e nelle star più popolari». I media senza sostegno politico non hanno avuto alcuna possibilità in questa competizione e si sono ritirati rapidamente.
Bastioni di media reali e giornalismo senza forti pregiudizi politici sono cresciuti in nicchie tematiche su Internet, uno spazio in cui gli oligarchi per molto tempo non avevano mostrato interesse ma ora, loro stessi a rischio

Mercato malsano, nessun investimento straniero

«È comprensibile che un mercato così malsano, accompagnato da corruzione, racket e un’economia instabile, non abbia attratto investitori stranieri», il giudizio severo di Otar Dovzhenko. Nel 2009 la Central European Media Enterprises, l’ultimo grande proprietario dei media stranieri, ha venduto l’emittente televisiva 1+1 per diverse centinaia di milioni di dollari all’oligarca ucraino Ihor Kolomoisky (quello incarcerato giorni fa). Per l’azienda, colpita dalla crisi economica globale, una somma di denaro così ingente era un dono venuto dall’alto. «Ma per Kolomoisky questo è stato solo l’inizio di una campagna di investimenti che ha aiutato la campagna elettorale presidenziale di Volodymyr Zelenskyj, ex star di 1+1».

Effetto guerra sui media

Il protrarsi della guerra ha privato i media, che erano soprattutto strumenti di influenza politica, della loro ragion d’essere. La Costituzione vieta lo svolgimento di elezioni durante la legge marziale, il che significa che l’Ucraina potrebbe trovarsi ad affrontare anni senza elezioni. La lotta politica in Ucraina si è fermata (almeno nelle sue forme pubbliche e lecite), e tutti i partiti si sono uniti, almeno a parole, contro la minaccia esterna rappresentata dalla Russia. Gli oligarchi del paese, che possiedono alcuni dei media più potenti dell’Ucraina, hanno perso una parte significativa della loro ricchezza e si preoccupano principalmente di salvaguardare ciò che resta e della propria sicurezza piuttosto che di acquisire influenza politica.

Pausa dei media di utilità politica

Previsione disincantata verso il peggio. «Dato che nei prossimi anni non saranno più in grado di utilizzare i media per il loro scopo originario, è probabile che i proprietari li chiuderanno, li ‘libereranno’ trasferendo le quote maggiori alla direzione della rispettiva organizzazione e personale o venderli a molto meno di quanto li hanno acquistati». Ed accadrà che alcuni ‘marchi mediatici vicini al cuore degli ucraini’ scompariranno. «La buona notizia è che l’Ucraina ha la possibilità di abbandonare la tradizione post-sovietica di possedere i media come mezzo per affermare la propria influenza e ristabilire invece il mercato su basi civili. Gli investitori stranieri possono svolgere un ruolo importante in questo».

«Sarebbe ovviamente ingenuo sperare in una cura magica per tutti i mali della cultura politica ucraina. Tuttavia –ottimismo che noi temiamo eccessivo-, l’Ucraina è sul punto di aderire all’Unione Europea e il flusso di aiuti finanziari per la ricostruzione, che aumenterà dopo la guerra, sarà accompagnato da un attento controllo da parte delle istituzioni internazionali».

“Deoligarchizzazione” e democrazia reale

La ‘deoligarchizzazione’ proclamata dal team di Zelenskyj prima della guerra c’è in gran parte stata e l’influenza degli oligarchi sui processi politici è notevolmente diminuita, ma non scomparsa. I vecchi oligarchi potrebbero essere sostituiti da altri disposti a convertire la ricchezza in potere con i metodi di influenza probabilmente diversi. Dopotutto, la guerra ha portato un altro grande cambiamento che viene registrato nei sondaggi d’opinione: la televisione ha smesso di essere la principale fonte di notizie per gli ucraini, lasciando il posto ai social media e alle app di messaggistica.

“Telethon” governativi da buttare

I telethon informativi introdotti all’inizio della guerra su vasta scala – monotoni, goffi e non più imperativi durante il secondo anno di guerra – stanno gradualmente scoraggiando i telespettatori dal guardare le notizie in TV. «Le future battaglie elettorali saranno combattute in misura maggiore nello spazio dei social media, piuttosto che nei media tradizionali. Il vuoto che ne risulta potrebbe consentire l’emergere di un mercato dei media di tipo europeo, con attori concentrati sul conseguimento di profitti legali e guidati dalle esigenze dei consumatori piuttosto che dai capricci dei proprietari e dei mecenati politici».

“Aiutare a ricostruire e riabilitare i media ucraini è uno dei modi migliori per aiutare l’Ucraina a riprendersi dalla guerra con la Russia. Dopo la fine della guerra, lo Stato ucraino subirà cambiamenti fondamentali, impossibili senza una comunicazione trasparente e di alta qualità”.

 

Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

9 Settembre 2023