IN RICORDO DI DOMENICO DE MASI, QUELLA VOLTA AL CIRCOLO CITTADINO

DI LIDANO GRASSUCCI

 

Oggi, a 85 anni, è morto Domenico De Masi. Uno dei pensatori italiani più originali- Lo voglio ricordare raccontando del nostro incontro alla presentazione del suo libro al circolo cittadino di Latina. Ringrazio Alfredo de Santis di avermelo fatto conoscere.

INCIPIT

Nel maggio dell’anno scorso, il 24, presento insieme a Graziella di Mambro il libro di Domenico Masi “La felicità negata”. L’invito di Alfredo De Santis, presidente del circolo cittadino di Latina, mi lascio lusingato ma anche nella domanda “ma cosa dirò”. In genere quelli che hanno fama hanno, inversamente, simpatia e distacco. Lui no. Lui, il professor De Masi, era curioso nonostante chi era lì era curioso di lui e del suo libro. Brillante. Per rompere il ghiacvcio dico “Da ragazzo ero per il rifiuto del lavoro, adesso ne faccio 4”. Lui prese la battuta al volo “avevi capito tutto prima”. Conversava amabilmente, parole semplici in pensieri e analisi complesse. Un incontro mai banale, in una società dove i luoghi comuni nascondono la verità del mondo che cambia. Vengo per cultura dal mondo del lavoro, il suo mondo oltre il lavoro, è affascinate per me quanto nel profondo poco comprensibile, ma le sue argomentazioni spiazzavano sempre. Ripropongo l’articolo che ho pubblicato in occasione della presentazione del suo libro. Gli uomini sono più poveri per ogni morte, ma lo sono di più se muore uno che sa pensare.

LA STORIA DI ALLORA (testo del 24.05.2022)

Mi invita, il sempre gentilissimo presidente Alfredo De Santis, a presentare il libro di Domenico De Masi “La felicità negata”. Lo fa in zona Cesarini, con un tempo strettissimo per leggerlo, capirlo.

Ma debbo farlo, poi… leggendolo trovo un senso, trovo come quando mio nonno mi ha spiegato una cosa complessa sul serio: come allacciarmi le scarpe. Ci avevano provato in tanti, ma io non riuscivo. Tutti a dirmi che era complesso, poi venne nonno che si mise paziente e ho imparato, mi ha lasciato una “abilità” per sempre spiegandomela con semplicità e amore.

Ecco il libro di Domenico De Masi è come la spiegazione di nonno, semplice perché nonno sapeva legarsi le scarpe e con dentro l’umano che per nonno era l’affetto per me, per De Masi è la felicità.

De Masi è professore di sociologia del lavoro a La Sapienza, uno che è in grado di pensare oltre l’ovvio. Cammino per strada a Latina, città post industriale forse anche post finanziaria, posti liberista ma nessuno, dico nessuno, saluta ancora meno di nessuno sorride, tutti dentro la loro grassa solitudine. Penso al libro, alla felicità che era la nostra richiesta in più rispetto ai nostri padri che chiedevano lavoro.

Ma perché ci siamo persi? Dove abbiamo sbagliato. Volevamo il pane e le rose, abbiamo creato un mondo in cui le rose non fioriscono per mancanza di api, e il lavoro, il pane, lo producono in Cina.

De Masi mette in dialettica da un lato il neo liberismo, dall’altro la scuola marxista di Francoforte.

Dio, ora ricordo ma noi eravamo marxisti …

Per tre anni nel bosco coi quaranta ladroni / Eravamo convinti diventassero buoni / Filologicamente sono molti gli arcani eravamo marxisti ci sentiamo marziani / Ma per fortuna che c’è la Roma / Chi si spara alla tempia chi prepara la bomba / Chi si spara sei pere/ chi dà fiato alla tromba

Paolo Pietrangeli, Roma

Siamo tristi marziani, potevamo essere felici umani.

De Masi dice che una società ha distribuito la ricchezza ma non sapeva produrla, un’altra produce ricchezza ma non ha felicità.

Ha centrato il tempo di oggi, ha centrato questo tempo in cui abbiamo il massimo per essere felici e invece sentiamo le paure che ci rendono “disperati”

Articolo di Lidano Grassucci da
9 Settembre 2023