LA CRONACA DI UNA DOCCIA

DI LIDANO GRASSUCCI

L’acqua, l’acqua addosso. Acqua tiepida, acqua che corre. Acqua in quel silenzio che é la neutra stanza. Acqua, occhi chiusi, poi sapone, sapone che ha profumo forte e le mani carezzano la pelle.

Chiude gli occhi e pare la visita di un ammirante, di un ammirante quella danza di mani che spargono sapone.

Bolle, bolle che le mani fanno apripista di scia, scia apripista di bolle. La luce le fa arcobaleno con toni di blu, poi puff alla prossima bolla che scoppiando lascia una impercettibile goccia effimera nell’acqua che vien giù dalla doccia come un incontro per via in cui lui la guardò quasi a rubare.

Ora i fianchi, ora carezza sul seno, e occhi chiusi a sentire il passo delle mani. Occhi chiusi e senti lo sguardo che non sapeva potesse essere così, così attento, attende.

Ora l’acqua, ora l’acqua invade il corpo, porta via lavanda, senti pelle morbida, pelle che rinasce. Non c’è alcuno, solo l senso di pelle che ora si fa delicata traccia.

Traccia di un carezzante, mani forti che sfiorano, indugiano, tracciano, vivono. La pelle, acqua che bagna i capelli, o dio mio mani sui fianchi e forza di passioni ancestrali, bellezza, ora bellezza.

Non ci sono rumori carezza d’acqua.

Sì, passione nel sogno, passione sognata, si sente carezzata e l’odore di un lui lontano ora passione presente. Chiuse la corsa dell’acqua, si asciugò, pelle asciutta e si sentì le gocce traccia di impossibili carezze.

Occhi chiusi, occhi sipari di sogni. Lei si sentì sognata e sorrise.