LA “TERAPIA” DEL VELENO A PICCOLE DOSI GIORNALIERE

DI ENZO PALIOTTI

 

Poco alla volta ci hanno fatto digerire cose che qualche decennio fa non era pensabile ma è divenuto possibile perché “qualcuno”, sempre poco alla volta, ha cominciato a sdoganare argomenti del tipo: “però il fascismo ha fatto anche cose buone” oppure “Il fascismo mandava al confino gli oppositori del regime ma, per le località scelte, era una sorta di villeggiatura”, quella più in voga: “l’unico errore del fascismo è stato di allearsi con Hitler”,  ed altre scemenze di questo tipo.

Pare niente ma tutto questo ha dato coraggio a chi non lo aveva, e direi anche per decenza, tanto da arrivare a sentire rivendicare il “diritto di essere fascista”. E piano, piano ci siamo trovati prima in parlamento i figli del ventennio, MSI, poi sempre quel “qualcuno” li ha portati nel governo ed oggi, usciti completamente allo scoperto sono al governo.

Poi sono arrivati, sempre per la strada aperta da quel “qualcuno”, gli indagati, gli ex condannati, chiamati semplicemente pregiudicati, che si sono “accomodati” tranquillamente nei palazzi del potere, con noi sempre “immunizzati” dalla dose giornaliera di veleno, dose che ci ha messo al sicuro anche dalla restituzione dei vitalizi, con arretrati, ai sopraindicati ex condannati.

Questo sempre grazie a quel qualcuno che riusciva, con il seguito che si era creato, a volte, anche comprato, a contestualizzare ogni cosa anche che una escort, anche minorenne, fosse la nipote di un leader nordafricano, portando la discussione in parlamento che, più che questo e in quella occasione sembrava una puntata di Zelig.

Per cui ci hanno abituato a questo ed anche peggio, se leggete il tweet di un certo Pillon che commenta la “boutade” di un generale dell’esercito di cui parleremo tra qualche riga, ve ne renderete conto.

Hanno usato la “terapia” del veleno a piccole dosi giornaliere per non farci crepare quando poi ce ne avrebbero dato una quantità che ammazzerebbe un cavallo.

Noi siamo sopravvissuti, certo, ma ridotti all’abitudine a cose come quelle citate e, negli ultimi giorni, ai deliri di un ufficiale generale del nostro esercito tra frizzi, lazzi e sollazzi di chi poi, dietro ad una “timida” reazione dell’opinione pubblica finge spudoratamente di essere indignati e imbarazzati, come il ministro della difesa che invece di espellerlo dai ranghi dell’esercito lo “trasferisce” dal suo ufficio a quello accanto.

Ma ormai pare che la terapia del “qualcuno” abbia funzionato rendendoci del tutto immuni.