LA GIUDICESSA CHE INSULTA LE DONNE

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Memorizzate questo nome: Maria Bonaventura, presidente di sezione al Tribunale di Roma.

La prima volta aveva fatto scandalo assolvendo un bidello dall’accusa di molestie sessuali perché la palpeggiata all’alunna era duratura soltanto 10 secondi, ora c’è ricascata perché la vittima di un altro palpeggiatore era “complessata a causa del peso”.
Per farla breve una dipendente dei Musei Capitolini ha denunciato il suo capo per averla più volte sottoposta a molestie ma la giudicessa ha composto un inno da Guinnes del grottesco: “Non si può escludere che la parte lesa, probabilmente mossa dai complessi di natura psicologica (segnatamente il peso) abbia rivisitato inconsciamente l’atteggiamento dell’imputato nei suoi confronti fino al punto di ritenersi aggredita fisicamente”.
Capito?

Alla Bonaventura, giudice ma autorevole psicoterapeuta alla bisogna, basta supporre, neanche essere certa, che la Vittima, in sovrappeso e povera complessata, abbia immaginato la violenza e si sia inventata tutto. E’ noto infatti quanto frequenti siano le denunce per violenza sessuale subita da donne in sovrappeso. Va detto che i Musei Capitolini hanno allontanato lo scabroso direttore ma secondo quanto riferisce Paolo Russo su La Stampa, pare che in aula si sia svolta una gara a minimizzare le gesta di questo encomiabile direttore, spiace solo che a minimizzare i fatti siano state proprio le colleghe della vittima che hanno dipinto il direttore come un semplice giocherellone. A saperlo che le dipendenti dei Musei Capitolini sono così allegre si sarebbe moltiplicata l’affluenza dei maschietti amanti di certi scherzi.
Tutto il contrario di ciò che racconta la vittima ma poverina, va compatita, obesa e complessata non vedeva l’ora di impelagarsi in una via crucis in cui la magistrata le definisce allucinata a tal punto da inventare l’episodio di violenza. “Scusi agente mi hanno appena rapinato” e l’agente: “ma è sicuro? Vedo che è in sovrappeso, non credo sia vero”…Cioè…Ma che cacchio succede a questo paese?
Guardiamo i fatti, sono avvilenti: hai subito violenza? Perché non hai urlato, e comunque non hai urlato nel modo giusto, nessuno ti ha sentita. Mmmm, non so, non eri abbastanza sconvolta. Come mai denunci solo ora. Sei sicura di quello che dici, perché non sei scappata, perché stavi al bar, perché indossavi la gonna alle ginocchia e non alle caviglie, non è che ti piace il sesso spinto? E così via…

Non è un gioco, le donne che denunciano dovranno rispondere proprio a domande come quelle di sopra. Facciamo prima a sottoporre le vittime a “gasligthing” obbligatorio.

A questo punto chiederei alla magistrata un opuscolo che descriva minuziosamente quando una donna possa sentirsi molestata senza rischiare di diventare carnefice del carnefice. Già sappiamo per le sentenze della Bonaventura, che noi maschietti giocherelloni possiamo palpeggiare una donna per almeno 9,99 secondi e che le donne obese sono vittime dei loro complessi.

Costernato e avvilito alla lettura di fatti come questo mi auguro che le donne non smettano di denunciare le violenze senza mai dimenticare che quando il lavoro della colleghe può dipendere dall’aggressore, la solidarietà femminile è pura utopia come quella maschile.