MELONI LA MASCHILISTA OPPORTUNISTA: ALTRO CHE DIFENDERE LE DONNE.

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Avrei qualche domanda, signor presidente del consiglio, in relazione al silenzio micidiale sul presidente del Senato : quando afferma che la Dx e in particolar modo lei, difendete le donne a quali si riferisce. Forse le olgettine prone al suo mentore Berlusconi di cui raccoglie l’eredità peggiore?
Non occorre che la ministra delle pari opportunità, femminista anch’essa a chiacchiere, la elevi a vessillo d’improbabile progressismo: la prima donna presidente del consiglio di cui si fregia la Dx è una farsa epocale. Inutile una premier donna che voglia chiamarsi signor presidente in forma evidentemente mascolina, che femminismo è di grazia? Si attendono risposte.
Se la Meloni fosse femminista convinta, preferirebbe tanto per cominciare signora presidente, ovvero ciò che è secondo la natura su cui ricama le proprie presunzioni mentre vuol farsi chiamare signore con tanto di nota ufficiale a sottolinearne la mascolinizzazione.
Meloni e la sua compagine di governo mentono sul rispetto e difesa delle donne a meno che queste non siano membri del governo su cui pendono bancarotte fraudolente e falsi in bilancio. Perciò quale genere di donna è degna di protezione secondo la Dx è tutto da capire poiché parzialità e maschilismo da branco scalpitante sembrano essere preponderanti. Il branco delle Dx radicale apprezza la donna bulla e Giorgia Meloni, osservata con attenzione, incarna plasticamente il modello maschilista e conservatore in cui il ruolo della donna quando non oggetto è quello della propagandista del modello in cui la donna vince se emula il cavaliere replicandone il peggio in assoluto. Ciò che si evince dalla tangente berlusconiana percorsa dalla Premier in difficoltà per gli sconfinamenti dei suoi ministri incommentabili a dir poco.
Se La Meloni fosse la rivoluzionaria eversiva e femminista underdog che racconta, oggi nel radicalismo sciccoso della Dx politicamente non esisterebbe. Una femminista non si fa dare pubblicamente della zoccola ricambiando col sorrisino da bambolina sciatta. E in quanto tale non avevo dubbi sul suo silenzio accondiscendente verso il presidente del senato. E qui cade il femminismo di Giorgia Meloni e in generale della destra italiana oggi.
Quando Beppe Grillo comparve nel famoso video stigmatizzato giustamente da tutte le forze politiche, pentastellati di spicco compresi. La Meloni chiese di convocare la conferenza dei capigruppo sul tema diventato ormai un caso politico di primo piano. Beppe Grillo, che con quel video procurò non pochi danni al Movimento, non occupava alcuna carica istituzionale e dunque di politico nazionale il caso non possedeva nulla, al massimo rilievi di politica interna al movimento. Questo è più che pacifico.
Oggi invece la questione è molto diversa. Ignazio la Russa è la seconda carica dello Stato, si è prodotto in dichiarazioni speculari a quelle di Grillo e proporzionalmente alla carica di cui è investito, ben più gravi. Ma nonostante il delirio, La Russa riscuote solidarietà dai ministri del governo, oppure il silenzio del signor presidente del consiglio.
Correttezza vorrebbe che oggi una Meloni credibile convocasse la conferenza dei capigruppo poiché la questione La Russa è un tema politico nazionale di primaria importanza. Purtroppo i silenzi della Meloni la qualificano: maschilista disinteressata a difendere le donne, coatta e accattivante dal profilo etico politico debolissimo. Meloni si declassa, china all’uomo lo antepone al rispetto per le donne. Dunque la Meloni è quella donna insufficiente a cui per essere qualcosa non basta essere all’apice del potere, deve anche farsi chiamare “signore” e così emulare il suo signore Silvio Berlusconi. Potrebbe mai essere femminista la premier cheer leader di Berlusconi che dopo il terremoto dell’Aquila si portò presso gli operai intenti a scavare, e disse che avrebbe portato loro “le veline e le minorenni altrimenti ci prendono tutti per gay”.
Perciò o veline o minorenni, altrimenti sei gay: ecco a voi l’elogio dell’uomo e della donna.