LA SICUREZZA NAZIONALE USA CON LA CINA E’ QUELLA DEL DOLLARO. YELLEN TRATTA, L’EUROPA BALBETTA

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

 

‘La sicurezza nazionale non può sempre essere invocata come motivo al quale appellarsi per congelare le relazioni commerciali’. Il dollaro prima del resto, dice nella sostanza la ministra del Tesoro Usa a Pechino. ‘Stati Uniti e Cina devono trovare il modo di tornare a parlarsi e a scambiare superando le barriere ideologiche, spesso erette dalla politica’.
Ovviamente questo vale solo per l’America e non per l’Europa gregaria.

Sana “competizione economica”, ma solo americana

Giovedì, Janet Yellen è giunta in Cina a compiere una missione fondamentale, non solo per gli Stati Uniti, ma per tutto il mondo occidentale. Occorre ricostruire, pazientemente, le relazioni commerciali con Pechino, cercando, è ovvio, di sfruttarne i vantaggi minimizzandone i rischi. «L’America vuole avere con Pechino una sana competizione economica e non vuole scatenare una guerra mondiale finanziaria». Questo in sintesi, il messaggio della Casa Bianca, trasmesso da Janet Yellen, Ministro del Tesoro Usa, durante la visita in Cina. Una mezza inversione ‘a U’, rispetto alla strategia sin qui seguita da Washington e dall’Europa più obbediente, nel bloccare tutte le collaborazioni tecnologiche con i cinesi, dalla ricerca fino alla produzione. Tutto ciò che coinvolge prodotti tecnologici ‘di fascia alta’, quando si tratta di Pechino, diventa tabù. Per tutti gli ‘americani’ nel mondo, con qualche eccezione in casa loro, industria Usa preoccupata dalla reazione cinese annunciata.

Chi la fa l’aspetti

Il viaggio di Janet Yellen arriva pochi giorni dopo che la Cina ha improvvisamente imposto limiti alle esportazioni di metalli, rispondendo alla guerra tecnologica dichiarata da Stati Uniti ed Europa. «Sono preoccupata per i nuovi controlli sulle esportazioni recentemente annunciati dalla Cina su due minerali critici utilizzati in tecnologie come i semiconduttori – ha detto la ministra parlando da Pechino – stiamo ancora valutando l’impatto di queste azioni, ma ci ricordano l’importanza di costruire catene di approvvigionamento resilienti e diversificate». «Ho chiarito che gli Stati Uniti non cercano una separazione totale delle nostre economie. Cerchiamo di diversificare, non di disaccoppiare. Un disaccoppiamento delle due maggiori economie mondiali sarebbe destabilizzante per l’economia globale e sarebbe praticamente impossibile da realizzare». Pechino si difende e attraverso il ministero del Commercio dichiara che le recenti restrizioni sui metalli non sono rivolte a nessun Paese specifico e non rappresentano un «divieto di esportazione.

Tra arroganza e stupidita la somma degli errori

Difficile e complicato, ma bisogna tentare, perché troppi errori sono già stati fatti con diplomatica leggerezza. Conversando nella grande Sala del Popolo di Pechino col premier Li Qiang, la Yellen ha voluto assicurare Xi Jining che gli Usa (speriamo sia vero Ndr) non perseguono un approccio ‘winner tale all’, cioè chi vince si prende tutto. Ma, al contrario, vogliono una relazione reciprocamente vantaggiosa. Un messaggio chiaro, da parte americana, che non c’è nessuna voglia (proprio nessuna forse no Ndr) di arrivare a uno scontro frontale che non servirebbe a nessuno. Sull’argomento più spinoso, quello dell’export di tecnologia di fascia alta, la Yellen è stata vaga, ma non ha chiuso completamente la porta. Specie dopo che i cinesi hanno cominciato a centellinare l’export di ‘terre rare’. Il Wall Street Journal sottolinea che il Ministro Usa «è stato accolto calorosamente e il suo incontro col premier cinese è durato il doppio del previsto».

“Nota non di poco conto, se solo si pensa che, al rappresentante dell’Unione Europea, Josep Borrell, sono state praticamente chiuse le porte in faccia. E l’incontro al vertice, che si doveva tenere lunedì prossimo a Pechino, è stato annullato senza tanti complimenti”.

In  ritardi anche ad obbedire

Ieri, il Financial Times titolava in bella evidenza: «Bruxelles esorta gli Stati membri dell’UE a inasprire le misure contro la Cina». Ma persino in casa tedesca non si dà troppo tetta a Ursula von Der Leyen. E il Cancelliere tedesco Scholz, che con la Cina tratta e commercia: «Decidano gli industriali tedeschi – ha proclamato – tutto ciò che vogliono importare (ed esportare) dalla Cina. Il governo non c’entra più niente».

“Insomma, Biden ‘apre’ e noi ‘chiudiamo’, dimostrando che, forse, c’è uno sfalsamento temporale, tra gli input che arrivano da Oltreoceano e le misure prese a Bruxelles”.

 

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

8 Luglio 2023