Perché votare, spiegato a figli e nipoti

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Invece dei soliti pipponi sul diritto/dovere del cittadino di recarsi alle urne io farei un discorso diverso se dovessi provare a convincere un giovane a non astenersi, solleverei una questione che ha a che fare con il bene che vogliamo a noi stessi e che la morale cattolica di cui siamo intrisi ha troppo maltrattato. Il sano realismo che ci fa accettare il mondo per quello che è non ha nulla a che vedere, anzi è l’esatto opposto, di quella che nelle sagrestie si arriva a definire santa: La Rassegnazione.
Prendere atto di una situazione che non ci piace è o dovrebbe essere il punto di partenza per provare a cambiarla.
Ci riempiamo la bocca di plastica e fil di ferro per raddrizzare un dente storto, ci sottoponiamo a costosi e dolorosi trattamenti estetici per cambiare un paio di tette troppo piccole o troppo grosse, sudiamo l’anima nelle palestre per migliorare il fisico da quaglia che ci è toccato in sorte e poi non troviamo una mezz’oretta per cacciare via con il voto chi ci sta apparecchiando, lo vedete tutti i giorni e lo avete capito benissimo, una società di mer*a da cui speranza, giustizia e libertà sono escluse.
Ma siete deficienti o cosa? Davvero pensate che rassegnarvi e disinteressarvi sia un modo per stare meglio e non una sconfitta dichiarata prima ancora che la partita abbia inizio? Posate quel cacchio di smartphone e alzate il sedere da quel divano, porcaputtana.
Lo dovete fare per la persona che più vi sta a cuore al mondo e cioè per voi stessi, e se non funzionerà pazienza.
Se partecipate potrete perdere, ma se non lo fate avete già perso.
.
Mario Piazza