DANNI COLLATERALI

DI MARIO PIAZZA

 

Da quando sono finiti gli assalti alla baionetta e la guerra di trincea, roba da prima guerra mondiale, i civili hanno sempre pagato un tributo di vite umane di gran lunga superiore a quello dei soldati.
C’è un punto però dove chi ci lascia la pelle senza aver mai impugnato un’arma o indossato una divisa smette di essere “collaterale” per trasformarsi nel vero obiettivo di un’azione militare. Lo abbiamo visto con le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, con i bombardamenti a tappeto su Hanoi ma anche su San Lorenzo a Roma, con l’uso del napalm e dei gas, con i missili israeliani su Gaza, con l’annientamento di pacifici villaggi come My Lai o Marzabotto.
A volte persino le orrende stragi di civili possono avere un significato strategico perché fiaccare il morale del nemico, riempirne gli ospedali e i cimiteri, mostrare la propria capacità offensiva e la propria spietatezza in guerra conta e funziona.
Però anche in quel campionato dell’orrore che sono le guerre c’è un punto che una volta superato trasforma il responsabile chiunque egli sia in un mostro da cancellare, un demonio da ricacciare all’inferno, uno scarafaggio da schiacciare: compiere stragi di civili unicamente per vendetta, per assaporare il gusto del sangue e del terrore senza trarne nessun altro vantaggio.
Questo ha fatto Putin colpendo coi suoi missili i condomini a 30 chilometri dalla centrale nucleare di Zaporizhzhia scrivendo il proprio nome accanto a quello di altri mostri consacrati dalla storia: Adolf Hitler, Iosif Stalin, Harry Truman, Lyndon Johnson, Pol Pot, Benjamin Netanyahu.
Numericamente Putin è per ora l’ultimo della classifica, speriamo non abbia deciso di scalarla.