Il richiamo della foresta

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

La battuta letteraria usata dall’editorialista di Repubblica Massimo Giannini per stigmatizzare i frequenti borborigmi neofascisti della Meloni mi ha ricordato un’altra battuta che sentivo spesso quando vivevo tra i bianchi razzisti sudafricani: Si può togliere un nero dalla foresta ma non si può togliere la foresta da un nero.
Vuoi vedere che sono un razzista politico?
Noi “sinistri” passiamo la vita a martoriarci con le auto-analisi e un’occasione così ghiotta non potevo lasciarmela sfuggire.
La risposta mi lascia completamente soddisfatto ed è sì, lo sono profondamente. Rivendico la superiorità morale, etica, culturale, intellettuale e persino estetica della mia razza politica. Sono convinto che il più scalcinato dei militanti di sinistra possieda un patrimonio umano superiore al più raffinato esponente neofascista, penso che chiunque voglia resuscitare i non-valori del Ventennio sia affetto da inguaribili tare dell’anima, del cuore e della mente.
Sono brutta gente che si nutre di violenza e di menzogne di cui sarei felice di fare a meno, e non hanno neppure “il ritmo nel sangue”.
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Mario Piazza