Non sono “tragici incidenti”…

DI SALVATORE GRANATA

 

Io non trovo più le parole per definire l’erede di Di Maio, nonché portaborse del fu berlusca.
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Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone
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E non sono il tipo che ha mai insultato nessun politico, perché rispetto anche chi non merita rispetto, e soprattutto perché senza immunità rischierei che lorsignori mi facciano nero, come i loro padroni, modalità USA, a stelle e strisce.
Però, posso commentare, criticare e argomentare le frasi del signore in foto da libero cittadino che paga le tasse (e anche lui) e come minimo indignarmi. Ma come minimo proprio.
No perché Tajani, l’attuale ministro degli esteri, con competenze relative al suo dicastero pari a zero, durante un incontro elettorale a Monza, ha dichiarato che “per la legge italiana non si possono vendere armi a Paesi in guerra che combattono, quindi per Israele siamo stati costretti a bloccare la vendita di armi”. E poi ha aggiunto che “finita la guerra a Gaza possiamo tranquillamente ricominciare a vendere materiale militare”.
A parte che, stando alle parole del signorotto, costui avrebbe dovuto chiedere alla sua capa e ai suoi colleghi (e prima ancora a Draghi) di bloccare fin da subito l’invio di armi all’Ucraina, come chiediamo in tantissimi da mesi, ma come cacchio si fa a dire con nonchalance, che appena finirà la guerra a Gaza si potranno nuovamente vendere le armi, sottolineando per giunta di aver riaperto il mercato militare con gli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita.
Primo. L’Italia si è astenuta nelle varie risoluzioni ONU, a differenza di Spagna, Irlanda e Norvegia, le ultime nazioni che a breve riconosceranno la Palestina come Stato Sovrano, con un proprio territorio.
Secondo. Con la scusa di voler potenziare la nostra difesa (ma da chi dobbiamo difenderci?), Tajani parla fieramente di aver riaperto il commercio di armi con regimi sanguinari, tra cui quello di bin Salman.
Terzo. Nell’ultimo raid di Israele a Rafah, 45 civili palestinesi sono stati bruciati vivi.
E non sono “un tragico incidente”, come dice Netanyahu, ma l’ennesimo crimine del suo Governo, che secondo la Segre, sommati ai 35mila civili palestinesi, non si può definire “genocidio”. Perché questo termine tanto discusso, è da utilizzare soltanto per gli ebrei a cavallo tra le due guerre mondiali.
Massacro, sterminio, strage, epurazione etnica, nemmeno.
Per i civili palestinesi assassinati, al massimo, si può dire “omicidi qua e là” o “sviste dei missili israeliani”.
Per i 14mila bambini, non ne parliamo affatto, si può dire o “eh capita in guerra” oppure “ma chi se ne fotte”.
Ora.
Si può reagire come la Spagna e le nazioni succitate e riconoscere lo Stato di Palestina. L’unico modo per arrivare alla pace.
Oppure come l’Italia, non inviando armi ad Israele, girandosi dall’altra parte difronte al genocidio palestinese, sparare minch**te come Tajani che parla di “due popoli, due Stati” e al contempo appoggiando implicitamente Israele.
Solo un’Associazione, più tante altre satelliti e con il contributo di tantissimi volontari indipendenti, sta raccogliendo le firme affinché si possa controbattere alla linea di Tajani in Parlamento.
Ed è l’Associazione Schierarsi.
Tutto il resto, ovvero il mondo politicante, “stranamente”, o è pro Israele o è pro Palestina, ma solo perché a breve ci saranno le europee. Prima erano tutti in letargo.
La politica politicante mette cappelli solo quando gli conviene. Specula sulla qualsiasi.
Siamo uno Stato ipocrita e falso.
E il popolo bue, che segue la politica come il calcio, è piena espressione della calsse politica che ci ritroviamo.
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Salvatore Granata