Io me lo ricordo quel giorno. C’ero…

DI SALVATORE GRANATA

 

Io me lo ricordo quel giorno.
C’ero.
Eravamo io, Lollobrigida, la Santanchè, Pippo Baudo e Gentiloni.
Pomeriggio faceva freddo a Bruxelles. E non c’era alcun capo di governo. Nemmeno il cavaliere, intrattenutosi con due pischelle norvegesi nelle campagne di San Costantino.
Poi, in tarda serata, alla nostra compagnia del bordello, si unirono Renzi e Salvini, reduci dalla Leopolda di Strangolagalli.
Non chiedetemi perché i due fossero insieme, ma ricordo che scesero da una macchina di lusso, guidata da un certo Denis.
Conte non c’era. Lo rammento benissimo. Era alla sagra del cannolo a Piana degli Albanesi. In Sicilia.
A Paolino (Gentiloni), devo ricordare che comunque non l’ha raccontata giusta.
O meglio, l’ha raccontata male.
Perché sì è vero, come dice lui, che le quote dei finanziamenti del Pnrr per i vari Paesi europei, quegli 800 miliardi, non furono negoziati dai capi di governo. Bensì da lui e Pippo (che esclamò la sua celebre frase “l’ho inventato io”).
Ed è altrettanto vero che quelle quote sono state ricavate da un algoritmo. Non ci fu alcuna trattativa dove perfino la Germania si accodò alla caparbietà di Conte. Perché quest’ultimo, ripeto, era alla sagra, tutto sporco di ricotta e gocce di cioccolato.
Ma non è assolutamente vero che l’algoritmo è stato ideato e definito da due direttori generali olandesi come lui asserisce. Furono i tedeschi Hänsel e Gretel a dare l’imput, in collaborazione con Gasparri e Donzelli.
Possiamo quindi dedurre che il Movimento fu l’unico estraneo al merito.
Ma possiamo anche dedurre che Gentiloni (il Paolino) è stato negligente nel racconto.
Ora, io non so il perché di questa sua imprecisa narrazione. Al massimo lo immagino.
Posso però dire che in quei giorni dove la tensione era alle stelle, lui parlava spesso di cannoli e del suo insistente desiderio di mangiarne uno. E si vedeva proprio la sua brama di cannolo. Aveva sempre la classica bavetta laterale e gli brillavano gli occhi, come quando venne chiamato, esclusivamente per la sua intelligenza non comune, a fare il presidente del Consiglio. Come quando Renzi gli disse: “Ho dichiarato per finta alla stampa che lascio la politica definitivamente, mettiti qualche mese al mio posto…poi si vedrà”.
Ecco. Questi sono i fatti.
E la foto di Paolo, quella in basso, testimonia l’eccitazione che il democristiano ha, ogniqualvolta riesce ad ottenere incarichi prestigiosi che non corrispondono minimamente alla sue competenze. Ammesso che ne abbia mai avute.
Ps. Io c’ero, ero presente alla riunione convocata da Baudo, perché ero quello che avrebbe dovuto consegnare il cannolo di Piana, famoso nel mondo, al Paolino (sempre Gentiloni).
Ma da buon siciliano, durante il tragitto per Bruxelles, me lo scofanai paro paro.
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Salvatore Granata