DARE LA COLPA A CHI NON VOTA NON FUNZIONA PIU’…

DI SALVATORE GRANATA

REDAZIONE

 

Dico soltanto quattro parole su questa tornata elettorale regionale, che poi si intreccia, è strettamente collegata con quella nazionale. Poi, avendone già dette tante, troppe, in merito, ritorno nel mio letargo. Dal quale osservo l’andazzo e dove mi trovo anche discretamente bene.

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Ai tempi della campagna elettorale dissi a tutti di andare a votare perché ci saremmo ritrovati un Parlamento della Casta. E lo dissi perché la maggior parte di quelli che ci sono andati, e che generalmente vanno, fanno parte della Casta, perché devono mantenere o implementare i loro interessi.
L’altra parte, quella più sensibile, quella che esprime un voto d’opinione scevro da rapporti clientelari, da un lato ci va perché non si arrende e da un lato ci va controvoglia votando il meno peggio.
Il resto dei cittadini, ovvero gli astensionisti, non ne vogliono più sapere: una parte non ha interesse (però è in minoranza e generalmente sono i giovani che non vengono educati a partecipare), l’altra parte, i rassegnati, non si presenta perché sa ormai come funziona la politica italiana (a qualsiasi livello) e non affida più a nessuno la sua fiducia.
Non è un problema solo di gruppi territoriali, è un problema culturale, di inclusione e di trasparenza (anche all’interno dei gruppi stessi, pieni di faide e contro-faide). Fino a quando non si troveranno persone perbene a organizzare i vari coordinamenti e sub-coordinamenti, persone serie e per la collettività, non costruttori di feudi sulla disperazione della gente, non opportunisti e arrivisti prepotenti, la situazione non migliorerà mai.
Ho sempre pensato che ci voglia uno psicologo e magari uno psichiatra per valutare i candidati oltreché persone competenti. Ma qui, a quanto pare, ne servono parecchi, direi un esercito.
Chiunque, o quasi, vede la politica occasione per poter attuare la propria scalata sociale e professionale, non come servizio per la comunità. Ma volevo informare i tanti aspiranti politici, che in Italia siamo ca. 60 mln e non possiamo fare tutti la stessa professione, appunto i politici.
Dare la colpa a chi non vota (in particolare a coloro che hanno visto troppe ingiustizie, che si sono impegnati, spesi e che non hanno visto nulla, e non per loro, ma per Il Paese) e con la scusa continuarsi a spartirsi la torta, o provare a millantarsi diversi dagli altri, non fare autocritica e specchiarsi con passerelle inutili e narrare strategicamente una campagna elettorale partecipata (che invece sono selfie e fuffa) per aumentare nei consensi e quindi per avere solamente più torta, non funziona più.
Come non funziona più dire che “ci vuole tempo per cambiare le cose”. Se ai posti di comando vengono collocate persone pulite, in gamba, incorruttibili, ci vuole un attimo a migliorare la situazione. Anche questa è una scusa per buttare la palla in tribuna per restare sempre “nel giro”.
Via l’ipocrisia e cercare persone, ripeto, serie.
Altrimenti con tutti questi presupposti di cui sopra, con la legge elettorale che vanifica le potenzialità del voto popolare, con l’esaltazione degli eroi-marketing in politica e con l’informazione drogata che c’è in Italia, sarà impossibile venirne fuori.
Anzi, già è troppo tardi.
La colpa è dei politici, non dei cittadini (perbene). Perché non ci sono alternative TOTALMENTE credibili, perché non c’è più fiducia in nessuno, in televisone (e nei partiti) non c’è gente con gli attributi e la Casta è rappresentata da chi gli cura i propri interessi e andrà sempre a votare.
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Statemi bene.