Lo zoo di Giorgia Meloni

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Dalle pagine del Giornale parte una critica a Marco Travaglio reo di criticare la profusione di decreti da parte del governo Meloni.
Il Giornale zerbinato alla premier non può esimersi dal chiamare in causa il governo Conte aspramente criticato da Meloni ai tempi dell’opposizione. La Meloni di ieri soppressa dopo l’up grade alla versione “leccabiden” sosteneva con l’usuale compostezza da demone in fiamme che Conte marginalizzava il parlamento e ledeva gli equilibri del sistema democratico. Che mostro!
Al delirio meloniano dell’epoca Conte è seguito un comportamento al governo tale da indurmi a pensare che il giudice col “cuore troppo vicino al sedere” di De Andrè abbia ispirato la rettitudine intransigente della Meloni. Mi sbaglierò!
Per demolire, politicamente s’intende, sia il Giornale che la premier “acchiappa consenso”, è utile comparare sul tema i governi Meloni, Draghi e Conte. Spiace per Alexander Mortimer Nosferatu Sallustius, il risultato boccia la vispa Meloni.
L’esecutivo della underdog urlante è in assoluto quello che ha fatto più uso della decretazione deplorata ai tempi dell’opposizione. La premier double face deforma così lo spirito della pratica istituzionale concepita per ambiti urgenti e irrevocabili. L’esercizio del potere legislativo da parte dell’esecutivo altera di fatto i delicati equilibri democratici attualmente sotto la lente del presidente Mattarella.
Il governo degli incapaci a governare ma eccellenti nel mentire vanta dal Dicembre 2022 al Febbraio 2024 ben 55 decreti legge e supera sia Draghi che Conte. Significativo il fatto che Meloni abbia sopravanzato Conte in valore assoluto perché il governo giallorosso elaborò 54 decreti in 17 mesi e Meloni 55 in meno di 14 mesi di cui 5 solo nei primi due mesi del 2024. Inoltre nel caso di Conte la decretazione d’urgenza era necessaria per la pandemia, nel caso di Meloni l’urgenza è quella di formalizzare la pratica anomala della decretazione nel contesto del criptopresidenzialismo derubricante il parlamento a ratificatore subordinato.
La tempesta di decreti emanati altera lo spirito costituzionale, lascia poco spazio di manovra ai parlamentari che non hanno tempo per esaminare temi di legislazione ordinaria e possono solo formulare emendamenti alle leggi di conversione. Subentra par tali ragioni una pratica scorretta ma abituale nel governo Meloni : i decreti omnibus in cui si accorpano norme difformi dall’obiettivo del decreto.
L’arroganza della premier peggiore di tutti i tempi si denota anche nel suo rapporto con la suprema corte e le sue disposizioni. Nonostante i richiami della corte e del Presidente della Repubblica il governo Meloni partorisce decreti omnibus a iosa, se ne contano almeno 16. Un esempio semplice è nel decreto PNNR quater ove è stato introdotto un emendamento che si inserisce nella disciplina che regola l’aborto e che nulla ha a che vedere con l’obiettivo dichiarato del decreto. Ciò naturalmente tralasciando di esaminare l’asineria o furbizia spicciola che caratterizzano norme rigettate dalla Corte su cui non mi soffermo per non annoiare troppo.
Ricordo quando Meloni definiva i 5 Stelle scappati casa ma quelli una casa almeno ce l’avevano, invece quelli del governo Meloni sono letteralmente scappati di gabbia a cominciare dal Cognato d’Italia. “Giorgia Palazzo Chigi non è lo zoo, sapevilo ! ”
.
Gioacchino Musumeci