DEMOCRATURA

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Con una crasi tra le parole democrazia e dittatura qualcuno ha inventato il neologismo del titolo riferito a paesi come Ungheria, Turchia e persino Russia. Paesi dove pur rimanendo viva la liturgia del voto chi comanda fa esattamente quel cavolo che vuole con l’unico scopo di consolidare e possibilmente incrementare il proprio potere.
Per farlo nessun mezzo è troppo ingiusto, troppo squallido, troppo falso, troppo violento e neppure troppo ridicolo.
In Italia le elezioni sono ancora libere e democratiche ma ci siamo dentro con tutte le scarpe, prima della fine di questa legislatura saranno rimasti soltanto Italo Bocchino e Mario Sechi a rassicurarci mentre il paese va in malora su tutti i fronti affidando a fedelissimi incapaci anche il più piccolo ganglio di potere.
Ce lo dicono la sanità allo sfascio, la crescita azzerata, il lavoro ridotto a un cencio, i diritti sociali e civili che si restringono come per un bucato sbagliato. Ce lo dice la televisione pubblica con ascolti da Telenorba, ce lo dicono le peggiori lobby di stampo clientelare e persino mafioso che si fregano soddisfatte le mani, ce lo dicono le tanto oscene quanto comiche apparizioni di ministri come Piantedosi, Sangiuliano, Nordio, Lollobrigida o Santanchè.
Se me lo avessero raccontato un paio d’anni fa non ci avrei creduto che saremmo arrivati a tanto.