LA RESA DEI CONTI

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Molto spesso si associa il termine “spasmodica” all’attesa.
E’ quello che lo stato ebraico sta vivendo, in un logorio di nervi creato appositamente dall’ Iran che rimanda, minuto per minuto, l’inevitabile attacco.
Ma gli “spasmi” coinvolgono anche gli Usa, divisi tra l’obbligo di aiutare Israele e quello di non mettersi contro tutto il mondo arabo.
Molti Stati hanno infatti negato agli americani il sorvolo aereo dei propri territori, poche ore fa anche la Turchia ha proibito agli Usa di violare il proprio spazio.
E questo crea non poche difficoltà ai padroni della guerra.
L’Iran sta nel frattempo mettendo in atto tutte le misure necessarie per colpire e nello stesso tempo per difendersi da una molto probabile ritorsione.
Se Israele dovesse attaccare direttamente Teheran, la risposta iraniana potrebbe essere devastante.
A nulla servirebbe il tanto reclamizzato scudo di protezione che gli ebrei sostengono essere “impenetrabile”.
La resa dei conti potrebbe spingere altri Paesi, come il Qatar e la Giordania a presentare la fattura.
Non a caso il regno giordano ha inviato ai confini l’esercito, sostenuto da brigate d’artiglieria pesante.
La Cisgiordania é una ferita aperta per Amman, così come lo sono le alture del Golan per la Siria.
E l’occasione é invitante per chi ha subito da decenni l’arroganza e la prepotenza dello stato ebaico.