Dopo Raisi incognita Iran: Tehran costretta ad una svolta repentina incerta

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

In Iran si voterà il 28 giugno, per eleggere il Presidente che dovrà sostituire Ebrahim Raisi, morto assieme al Ministro degli Esteri, Hossein Amir Abdollahian. Successioni complesse, di governo e oltre. Senza elezioni la successione ad Ali Khamenei, la Guida Suprema, anziano e di salute malferma, di cui Raisi veniva indicato come un probabile successore (insieme allo stesso figlio di Khamenei Mojtaba).

Dopo Raisi quale Iran?

Senza Raisi, come cambieranno i fragili equilibri dentro l’attuale «mullahcrazia» sciita, così ferocemente anti-occidentale? Per chi si occupa di cose iraniane, una constatazione obbligata è proprio quella che il regime è meno monolitico di ciò che sembra. Nella teocrazia persiana i ‘presidenti’ hanno un ruolo politico ‘asimmetrico’. Bilanciano la forza straripante degli ayatollah, ma ne sono anche ostaggi. Insomma, la piramide del potere è in movimento e già sono cominciate, da un pezzo, le grandi manovre per riposizionarsi.

“Guida Suprema”, ma non tutto

Tutto gira intorno all’unica carica che conta veramente, che non è quella del Presidente, ma quella della Guida Suprema, che sovrintende e ha l’ultima parola su tutto ciò che conta di più: è intorno a questa carica che ruota il potere vero e che si confrontano le diverse lobby nazional-religiose. L’Iran è un Paese instabile non tanto e non solo perché ha molti nemici esterni, ma soprattutto perché la teocrazia che lo amministra è sempre percorsa da lotte interne. Mentre la vera grande anima della nazione non condivide assolutamente la religiosità fondamentalista che le viene proposta.

“Quindi, il periodo di vacanza della carica presidenziale (colmato dal subentrante vice Mohammad Mokhber) e la campagna elettorale, nei fatti, non scalda proprio nessuno”.

La vera successione mancata da Raisi

La vera questione sul tappeto, è chi succederà all’attuale Leader supremo, Ali Khamenei. Cioè a un uomo di 86 anni in non buone condizioni di salute. È su questa svolta, sempre più prossima e capace di avere sensibili ripercussioni su tutta la linea politica di Teheran, a cominciare dalle relazioni internazionali, che bisogna cominciare a ragionare. Cosa che in Iran viene fatta già da tempo, senza tanto clamore, ma con un’intensità che fa presagire anche possibili ‘rese dei conti’ dentro la stessa cerchia del potere.

Lotta di potere sotto traccia

«A causa della sua natura delicata – scrive il think tank Al Monitor – il dibattito è stato raramente portato nella sfera pubblica. Si è discusso all’interno dei corridoi del potere, dove si ritiene che i fedeli lealisti di Khamenei stiano preparando il terreno affinché il prossimo leader sia senza dubbio una sua scelta. Questa settimana, l’ex Presidente moderato Hassan Rouhani – prosegue Al Monitor – ora di fatto emarginato dai processi decisionali del Paese, ha portato la questione alla ribalta in una lettera pubblica, in cui protestava contro la sua squalifica dall’Assemblea degli Esperti, l’organo clericale incaricato di nominare il prossimo Leader supremo».

“Lo scontro per scalare i vertici della teocrazia e, quindi, del Paese, si sta svolgendo in tutti quegli organismi assembleari di controllo, che però, può sembrare un paradosso, hanno bisogno di ‘essere controllati’.”

I nomi noti che emergono

Il riformista Rouhani, assieme al Ministro degli Esteri Javad Zarif (educato in Occidente) aveva portato una svolta significativa nelle strategie politiche iraniane e nelle relazioni internazionali. Una svolta che era culminata con la firma del Trattato che limitava lo sviluppo nucleare di Teheran. Ora – ancora Al Monitor – tutto è cambiato. «La lettera dai toni forti di Rouhani – scrive – la quarta di una serie, è stata pubblicata in risposta all’organo di controllo elettorale, il Consiglio dei Guardiani, che lo ha ritenuto non idoneo a partecipare alle elezioni. Da allora l’ex Presidente protesta a gran voce contro la sua squalifica ‘motivata politicamente’ e chiede spiegazioni all’organismo di vigilanza.

«So cosa c’è dietro l’intolleranza per la presenza di una fazione indipendente e dissidente nell’Assemblea degli esperti», ha scritto Rouhani nell’ultima lettera pubblicata sul suo sito ufficiale.

Rouhani – Khamenei

Rouhani, però viene anche ostacolato perché da Presidente è riuscito a coalizzare un gruppo di moderati, che si fanno chiamare Associazione dei Chierici Combattenti che ha tentato di farsi eleggere al Consiglio dei Guardiani. Naturalmente, i rapporti tra Rouhani e Khamenei si sono progressivamente deteriorati e la Guida suprema e l’ex Presidente sono entrati più volte in rotta di collisione, specie su delicate questioni di politica estera.

Guida Suprema ereditaria?

Tornando alla morte di Raisi, qualche analista ha più volte rilanciato il suo nome come quello di possibile successore di Khamenei. Molti vedevano in lui un esponente dell’ala più dura della teocrazia, capace però di evitare scelte diplomatiche folli, dettate da un fondamentelismo da kamikaze. Giravano, però, anche altre voci. Che adesso, dopo lo schianto dell’elicottero presidenziale, inevitabilmente si rafforzeranno. L’ipotesi che la designazione della prossima Guida suprema sia stata già fatta e resti gelosamente custodita. Per eliminare inconvenienti di qualsiasi tipo. Circolano notizie secondo cui Khamenei avrebbe spinto affinché suo figlio, il religioso 56enne Mojtaba, suo braccio desatro, lo sostituisse. Ipotetico governo ereditario in contrasto con gli attacchi pubblici di Khamenei contro l’ex monarchia iraniana, il cui crollo nella rivoluzione del 1979 fu seguito dalla nascita della Repubblica islamica.

Nomi segreti da difendere

I media iraniani hanno riferito che un comitato di tre membri, tra cui il defunto presidente Ebrahim Raisi, negli ultimi anni ha scavato attivamente tra i nomi per finalizzare la scelta del prossimo leader. Così conclude Al-Monitor:

«L’elenco rimane del tutto confidenziale, secondo il membro dell’Assemblea Mohammad Ali Mousavi Jazayeri, che in un’intervista di febbraio ha affermato che il potenziale Leader supremo potrebbe essere preso di mira in ‘complotti di assassinio’, da parte dei nemici della Repubblica islamica».

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AVEVAMO DETTO

Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

21 Maggio 2024