ARRUOLAMENTO OBBLIGATORIO, LA LEGGE DELLA DISPERAZIONE CHE SPACCA L’UCRAINA

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Il Parlamento di Kiev approva la legge sull’arruolamento obbligatorio, che sta già frantumando il Paese. Arruolati e mandati al fronte i giovani a partire dai 25 anni (prima il limite era 27) e, soprattutto, viene bloccata la smobilitazione di chi si trova in trincea a combattere da 26 mesi. Secondo il Guardian, senza queste truppe il fronte potrebbe crollare. D’altronde, i continui appelli rivolti all’Occidente affinché rifornisca di armi avanzate l’Ucraina, mascherano solo una parte del problema militare. A detta di molti autorevoli commentatori, il vero deficit di competitività ucraino con i russi è sui numeri delle truppe.

Poche armi ma, soprattutto pochi soldati

Il numero delle nuove reclute, che si riuscirà a racimolare con questa ‘coscrizione forzata’, è assolutamente astratto. Certo, non si tratta dei 500 mila soldati che lo Stato maggiore della Difesa riteneva indispensabili per stabilizzare il fronte. E sarà tutta da scoprire la reazione di quei giovani, delle famiglie che ritengono la guerra ormai persa, e la vita un loro diritto irrinunciabile. Al governo si spera invece che la sofferta scelta politica dei deputati serva almeno a bloccare i progressi militari dei russi. Lenti ma costanti, che stanno logorando progressivamente le capacità di resistenza dell’esercito di Zelenky.

Travaglio parlamentare

«I parlamentari – scrive il britannico Guardian – hanno respinto una prima versione del disegno di legge a gennaio, mentre una versione rivista è stata presentata a febbraio. Il testo ha raccolto 4 mila emendamenti nel corso di un dibattito controverso, che si è concluso giovedì con l’approvazione della seconda lettura». Bisogna dire che la situazione militare sul terreno si è fatta così critica, che lo stesso Presidente Zelensky era già dovuto intervenire per decreto. Anche se alcune delle disposizioni dalla nuova legge, sono giunte inaspettate e hanno destato ‘molta irritazione’, per non dire peggio.

L’impietosa “clausola di smobilitazione”

In particolare, è stata severamente criticata l’esclusione della «clausola di smobilitazione», che avrebbe consentito ai soldati di tornare a casa, congedati, dopo 36 mesi di servizio continuativo. E questo, secondo il Guardian, sarebbe un risultato frutto delle pressioni dello Stato maggiore di Kiev: senza queste truppe il fronte potrebbe crollare. D’altronde, i continui appelli rivolti all’Occidente affinché rifornisca di armi avanzate l’Ucraina, mascherano solo una parte del problema militare. A detta di molti autorevoli commentatori, il vero deficit di competitività ucraino con i russi è sui numeri delle truppe.

Gli eserciti

Le brigate di Putin si possano permettere di accumulare perdite, gli ucraini no. Perdite sul piano quantitativo, ma anche su quello qualitativo: i soldati più esperti, «i cosiddetti veterani della prima ora», mano a mano che cadono o vengono feriti, lasciano dei vuoti incolmabili. Vuoti che le nuove reclute, inesperte e sommariamente addestrate, non riescono a coprire. Il problema è storia antica di ogni guerra, ed era già stato sottoposto, nella sua crudezza, dallo Stato maggiore di Kiev agli alleati americani. Specie quando questi ultimi, durante la controffensiva dell’anno scorso, lamentarono la mancanza di «spinta frontale».

Il rimpianto generale Zaluzny

“Fu l’ex capo dell’esercito, il famoso (e apprezzato) generale Valeri Zaluzny a spiegare al Pentagono che non se la sentiva di mandare al massacro i suoi uomini migliori, contro le munitissime difese russe. Da allora, la questione del deficit ucraino nel reclutamento delle truppe è emersa periodicamente. Anche se ha fatto più gioco, a Zelensky, però, spostare il problema sul versante dell’approvvigionamento di armi avanzate. Che l’Occidente ha fatto arrivare a intermittenza”.

Qualche furberia politica di troppo

L’establishment ucraino ha quindi scaricato su America ed Europa colpe che, strutturalmente, sono innanzitutto sue, perché coinvolgono scelte ‘politiche’ impopolari. Come quelle, appunto, sulla disciplina del reclutamento, che Zelensky finora si era guardato bene dall’affrontare. Ma che, alla fine, ha dovuto prendere di petto, sotto la crescente pressione delle armate russe. Così, i nodi sono venuti tutti assieme al pettine dopo numerosi scandali, che hanno coinvolto praticamente quasi tutti i centri di reclutamento, bisognava agire per salvare, se non il Paese, almeno la faccia. Silurato Zaluzny, che aveva detto chiaro e tondo a Zelensky che senza una leva di massa, si sarebbe andati a perdere velocemente la guerra, adesso è il turno del nuovo Capo di Stato maggiore, il generale Oleksandr Syrskyi.

Ancora i veterani o crolla il fronte

Il Guardian parla di una lettera, spedita al Ministro della Difesa, Rusten Umerov, nella quale si avverte che se dovessero essere congedati i veterani (con la clausola dei 36 mesi) potrebbe crollare tutto, a partire dall’inizio del 2025. Per ora l’emendamento, come sappiamo, è stato bloccato, Ma gli umori popolari, forse non sono più in sintonia con le aspettative di Zelensky.

“Il Presidente si preoccupa (giustamente) di mandare i suoi giovani a morire. Mentre Putin ha appena annunciato che, in 15 mesi, è riuscito a fare arruolare nel suo esercito quasi 600 mila uomini. Li paga un sacco di soldi. E messa così, non c’è proprio partita con la povera Ucraina”.

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

12 Aprile 2024