GENOCIDIO A GAZA, OGGI INIZIA IL PROCESSO A ISRAELE

DI PIERO ORTECA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REOCONTRO –

Prima udienza alla Corte internazionale dopo la denuncia di Pretoria per genocidio, Tel Aviv prova a impedire l’ingiunzione di «Stop all’attacco». Dalle 84 pagine di accuse: «Israele ha commesso, sta commettendo e rischia di continuare a commettere atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza». L’eventuale decisione dei 15 giudici è vincolante: possibili sanzioni Onu se non viene rispettata.

Israele alla sbarra

Oggi, lo Stato ebraico dovrà cominciare a difendersi dalla pesante accusa di ‘genocidio’, davanti alla Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia. Israele indagato «per aver commesso crimini di guerra nella Striscia di Gaza, e per uso indiscriminato della forza e allontanamento forzato degli abitanti». Secondo il quotidiano Haaretz, il Sudafrica basa le sue accuse di genocidio anche dalle dichiarazioni di alti funzionari israeliani. Quest’ultimo riferimento, in effetti, sembra una logica conseguenza delle roventi polemiche divampate all’interno della Knesset, con le preoccupanti prese di posizione, violentemente estremistiche, di alcuni ministri e deputati che rischia di diventare un vero e proprio boomerang davanti alla Corte internazionale, perché potrebbe essere usato come ‘prova’.

State zitti!

Per questo motivo, la Procuratrice generale israeliana, Gali Baharav-Miara, ha rilasciato una dichiarazione dai toni ultimativi, che invita politici e rappresentanti dell’establishment a manifestare equilibrio e moderazione: «Lo Stato di Israele e le sue Agenzie di sicurezza – ha detto la Procuratrice – sono obbligati ad agire secondo i principi della politica internazionale e le leggi di guerra. Dunque, dichiarazioni che richiedono, tra le altre cose, danni intenzionali a cittadini non coinvolti, sono contrarie alla politica prevalente e possono costituire reati penali, comprese quelle relative all’incitamento».

Prepotenza incontinente

L’Alto magistrato ebraico aveva già messo in guardia Netanyahu e i suoi ministri, diffidandoli dal fare commenti estremistici. «Queste osservazioni danno sostegno a coloro che ci vogliono del male perché sono contrarie al diritto internazionale e possono essere interpretate come un crimine di guerra». Evidente la preoccupazione che le tesi sostenute da esponenti politici di primo piano, come Itamar Ben-Gvir e Bezelel Smotrich, siano esibite in giudizio contro Israele all’Aja. In coda la sintesi di alcune delle provocazioni più note e fuori misura da parte di esponenti del governo o di politici in parlamento.

Usa schierati ed è Blinken che dichiara

Anche se la devastante contabilità dei morti a Gaza, ha ormai superato le 23 mila unità, gli Stati Uniti continuano a contrastare qualsiasi ipotesi di cessate il fuoco. E trovano ingiustificate le accuse del Sudafrica. Blinken, durante la sua recente tappa a Tel Aviv, ha respinto le accuse di genocidio mosse contro Israele. «Crediamo che la sottomissione di Israele alla Corte internazionale di giustizia  distragga il mondo da molti altri importanti sforzi (‘?). Accusa infondata e irritante, dato che coloro che attaccano Israele continuano a chiedere apertamente l’annientamento dello Stato ebraico e lo sterminio di massa del suo popolo». Sulle vittime dei civili a Gaza, non ha dichiarato.

La Corte e le sue procedure

“La Corte Internazionale di Giustizia è composta da 15 giudici, a cui si aggiungono i due rappresentanti dell’accusa e della difesa. In questo caso, per Israele sarà presente l’ex Presidente della Corte Suprema dello Stato ebraico, Aharon Barak. Un altro consulente nominato da Netanyahu è il britannico prof. Malcom Shaw”.

Possibile ordine provvisorio di fermare l’attacco

Concretamente cosa può succedere? Il procedimento legale potrebbe durare anni, ma il Sudafrica chiede un ordine provvisorio che stabilisca che Israele debba astenersi da atti equiparabili al genocidio. «Sebbene la Corte non abbia potere esecutivo, la sua sentenza potrebbe portare all’isolamento, al boicottaggio e alle sanzioni», scrive Haaretz. In sostanza, all’inizio Israele si batterà per dimostrare l’infondatezza delle accuse e, comunque, farà di tutto per evitare una prima pronuncia di «cessate il fuoco». Una imposizione che, probabilmente, non rispetterebbe, ma che avrebbe un enorme peso negativo sulla sua proiezione internazionale.

Discredito Israele e peggio Stati Uniti

Una caduta d’immagine che, sembra inutile ribadirlo, toccherebbe, prima di tutto, anche il suo alleato più irremovibile e sordo a qualsiasi critica o suggerimento: Joe Biden. Il quale si è rifugiato dietro un mantra. Quello di dover dare risposte a un presunto riemergere dell’antisemitismo. Tuttavia, come ha ricordato l’Alto commissario Onu per i Diritti umani, Volker Turk, l’antisemitismo è certamente una piaga pericolosa.

«Ma nonostante le affermazioni di alcuni funzionari israeliani – ha detto –  non è antisemita esortare Israele a rispettare il diritto internazionale umanitario o condannare gravi violazioni contro i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. Screditare i diritti umani, significa invece rendere un cattivo servizio al popolo israeliano».

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AVEVAMO DETTO

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Articolo di Piero Orteca, dalla redazione di

11 Gennaio 2024