G20 TRA INGANNI E DISPETTI: USA PREPOTENTI E I PADRONI DI CASA SECCATI SVELANO L’INCONTRO SEGRETO COL RUSSO LAVROV

DI PIERO ORTECA

 

In Indonesia sono iniziati i lavori del G20 dei ministri degli Esteri e cala il gelo tra il segretario di Stato americano Antony Blinken e il capo della diplomazia russa Sergey Lavrov. “Non siamo stati noi ad abbandonare i contatti, sono stati gli Stati Uniti”, ha detto Lavrov ai cronisti, “non andiamo a correre dietro a nessuno per proporre riunioni”.
I ministri del G7 hanno disertato la cena inaugurale per protesta contro Mosca, e i padroni di casa non hanno gradito. Quindi la rivelazione della commedia del duro Blinken che alla fine incontra segretamente Lavrov. Così svela Bali.

                                                                      Vecchi incontri, ma la Pace la si fa tra nemici

Tutto Ucraina per i G7, ma al G20 altra musica, speriamo

L’agenda del G20 indonesiano sarà tutta incentrata sulla ripresa economica globale, la cooperazione sanitaria e la trasformazione digitale. Inoltre, bisognerà discutere della crisi alimentare planetaria e valutare i problemi connessi alle catene di approvvigionamento. A cominciare da materie prime, energia e semilavorati. Tutti fattori che, messi assieme, alterano il ciclo domanda-offerta e generano “superinflazione”. Il problema, però, è che a Bali –prologo tra i ministri degli esteri-, i Paesi del G7, stringi stringi, hanno pensato solo ad attaccare la Russia. Con buoni motivi, per carità, ma “dimenticandosi” di tutto il resto. Cioè di quello che, in sostanza, premeva alle nazioni più povere.

“South China Morning Post”

L’informatissimo e sempre abbastanza equilibrato “South China Morning Post” di Hong Kong rivela che il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha catechizzato, quasi manu militari, i suoi colleghi occidentali, chiedendo loro di trattare il diplomatico russo come un paria. L’espressione usata dal braccio destro di Biden è stata “snubbing”. Cioè, se vi passa davanti, giratevi dall’altro lato. E, infatti, si sono messi tutti quanti i tappi nelle orecchie, quando parlava Lavrov. Hanno urlato “ritiratevi” (dall’Ucraina, è ovvio) e, infine hanno disertato la cena di gala. Scena con presa in giro finale che vale come lezione anche per noi europei sempre molto/troppo allineati.

È con il nemico che devi trattare

Il Segretario di Stato di Biden ha predicato bene e poi ha razzolato male: si è incontrato, “per caso” nella stessa stanza, con Lavrov. E i due si sono parlati. Lontano da occhi indiscreti, ma non abbastanza da sfuggire a quelli della Ministro indonesiana degli Esteri, Retno Marsudi. Insomma, diplomaticamente parlando, un pateracchio. Marsudi, con studiata ingenuità, ha rivelato ai giornalisti il gioco di prestigio di “mago Blinken”, per un motivo molto semplice. A Giakarta sanno che gli americani non vogliono la Russia alla prossima riunione del G20. Washington ha fatto (e sta facendo) sconquassi e pressioni di tutti i tipi. Ma gli indonesiani, che hanno una cultura terzomondista e “non allineata”, non accettano imposizioni. Anzi, soperchierie.

‘Basta soperchierie occidentali’

Vogliono buone relazioni con tutti e pur rendendosi conto della grave crisi creatasi in Ucraina, danno la priorità ad altre sfide globali. In questo, per la verità, sono affiancati dalla maggior parte dei Paesi in via di sviluppo o di quelli a “nuova industrializzazione”. Un blocco di mezzo, uno zoccolo duro con cui l’Occidente non riesce a sintonizzarsi. Così, a Washington, si scelgono, alternativamente, la politica del bastone e della carota, sanzioni o sostegni finanziari, per “ammorbidire” determinati standings geopolitici. Nel caso specifico, la foia tutta americana di mummificare diplomaticamente la Russia, sta creando uno status di contrapposizione globale. Che tende a coinvolgere anche tutti quei Paesi che, proprio per le loro pressanti esigenze di sviluppo, avrebbero bisogno di un clima internazionale di stabilità.

Le esigenze Usa e il mondo

Biden non vuole Putin nel G20 e tende a spezzarne i legami con la Cina. Un nemico alla volta. Per questo, gli Stati Uniti stanno facendo del loro meglio, per far fallire il vertice indonesiano di novembre. Ma Biden (come già fa) può dare ordini solo dentro il G7, perché il gruppo del G20 ha un’altra formazione e, se si consentite, anche un’altra ispirazione di filosofia politica ed economica. Quando, nelle scorse settimane, il Presidente dell’Indonesia, Joko Vidodo, si è recato in visita a Kiev e a Mosca, l’ha fatto proprio per ribadire che il suo Paese, pur ospitando una riunione così importante dall’altro lato del pianeta, non si sarebbe dimenticato della guerra e delle sofferenze in Europa. Ebbene, questa mossa non è stata vista di buon occhio in Occidente. Dove tutto quello che sa di trattativa, viene giudicato come una resa al nemico.

Lotta dura di chi ha troppa paura

Riflessioni? Viviamo in piena dissonanza cognitiva. Ci sta cadendo il mondo addosso e aspettiamo che accada qualcosa, senza però sapere che cosa. In Europa, non ci si rende conto che l’emergenza, nella maggior parte del pianeta, e ormai “normalità”. Un caso-scuola può essere quello dello Sri Lanka, dove il sistema-paese è crollato di schianto. Bene, sapete a chi si sono rivolti i cingalesi per avere subito aiuti? A Putin. Questo significa che qualcosa non funziona a Washington e a Bruxelles. E che il G20 non ha nulla da spartire col G7. La visione occidentale dello sviluppo economico, sociale, ma anche istituzionale, non è detto che vada bene in ogni spicchio del pianeta. O, peggio, che debba essere imposta con la forza.

Filosofie esistenziali per ricchi

“Certo, il nostro status già acquisito di Paesi “ricchi”, ci permette di esprimere filosofie esistenziali, che altri possono solo immaginare o delle quali, magari, non condividono le priorità. Ecco perché il G20, in fondo, rappresenta lo specchio più fedele dei problemi, delle debolezze, ma anche dei sogni dell’intera umanità”.

Di Piero Orteca
da:

9 Luglio 2022