APOLOGIA

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Non sono un giurista. Non sono un manettaro. Anzi. Ma di fronte a certe sceneggiate, (Foto) che si ripetono regolarmente nell’anniversario di qualche fascio venuto meno, urge un sermoncino giuridico.
Parliamo ovviamente di quanto avvenuto a Roma in occasione dell’anniversario di Acca Larentia, i tre militanti del Fronte della Gioventù, uccisi il 7 gennaio 1978 davanti ad una sede del Msi.
Il “saluto romano”, così come l’intonazione del coro “presente”, essendo tipiche manifestazioni del partito fascista, continuano ad oggi ad essere previste e punite come reato. Questo è quanto emerge anche dall’ultima sentenza del 22 marzo 2023, n. 12049 della Prima Sezione Penale della Corte di Cassazione.
Il caso vedeva alcuni soggetti essere ritenuti responsabili, in concorso tra loro, del reato di cui all’art. 5 della L. 20 giugno 1952, n. 645, per avere compiuto manifestazioni usuali del disciolto partito fascista, come la “chiamata del presente” ed il “saluto romano”.
Si è chiarito in quella sentenza che non è la manifestazione esteriore in quanto tale ad essere oggetto di incriminazione, bensì il concreto tentativo di raccogliere adesioni ad un progetto di ricostituzione del partito fascista (Cass. pen., Sez. I, 25 marzo 2014, n. 37577).
La giurisprudenza (Corte Costituzionale., sent. n. 74 del 1958) dichiara espressamente di voler impedire la riorganizzazione del disciolto partito fascista, cosicché intende vietare e punire non una qualunque manifestazione di pensiero, tutelata dall’art. 21 della Costituzione, bensì quelle manifestazioni abituali del disciolto partito fascista.
Insomma, in parole povere, secondo il legislatore la puoi pensare come ti pare, a patto e condizione che non ne fai pubblicità attraverso i rituali e comportamenti evocativi per ricostituire il partito fascista.
Il reato di apologia del fascismo non è previsto dal codice penale, (codice Rocco) ma dalla cosiddetta “legge Scelba” (la legge n. 645 del 20 giugno 1952) che porta il nome dell’ex ministro dell’Interno, Mario Scelba. L’articolo 4 della “legga Scelba” stabilisce che chi fa propaganda «per la costituzione di una associazione, di un movimento o di un gruppo avente le caratteristiche» del disciolto partito fascista può essere punito con una reclusione in carcere dai 6 mesi ai due anni e con una multa.
La “legge Scelba” è stata introdotta per attuare la dodicesima disposizione transitoria e finale della Costituzione, in base alla quale «è vietata la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista».
Nel 1993 è stato poi approvato un decreto legge, che nelle intenzioni intendeva circoscrivere le possibilità di fare propaganda ed esporre simboli fascisti. Il decreto ribattezzato “legge Mancino”, dal nome dell’allora ministro dell’Interno, è diventata la principale legge italiana contro l’incitamento all’odio e alla discriminazione.
La legge stabilisce le aggravanti per i reati commessi con finalità razziste o discriminatorie, e punisce «chi diffonde in qualsiasi modo idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero incita a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi», proibisce di creare organizzazioni ispirate a questi valori e impone il loro scioglimento.
Legge avversata dai movimenti di estrema destra e nel 2014 la Lega ha proposto un referendum per abolirla.
Viviamo tuttavia in un Paese in cui la magistratura, spesso e volentieri, se la canta e se la suona. Interpreta se una mano tesa è o non è un saluto romano oppure se una adunata è da considerarsi una commemorazione.
Il 7 novembre 2019, il Tribunale di Imperia ha assolto dall’accusa di apologia del fascismo due persone – tra cui un ex assessore comunale ed esponente di Forza Nuova – per aver fatto nel 2015 il saluto romano, gridando: «Presente!», durante una celebrazione in memoria dei caduti della Repubblica sociale italiana nel cimitero di Sanremo.
Una decisione simile è arrivata nel 2023, il primo maggio, da parte del Tribunale di Milano, che ha assolto quattro militanti del gruppo di estrema destra Lealtà Azione accusati di apologia del fascismo durante una commemorazione al Cimitero maggiore di Milano.
Come si vede sono i magistrati a decidere qual è il perimetro in cui applicare la “legge Scelba” o la “legge Mancino”. Solo il giudice può decidere, caso per caso, se sia in corso un tentativo di fondare un nuovo partito fascista.
Una pagliacciata che solo un Paese che non è mai stato defascistizzato può tollerare. Tanto da avere come presidente del consiglio una tipa che ha militato in un partito il cui segretario è stato un fucilatore di partigiani e un razzista conclamato.
Solo da noi.
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