SANTA FRATELLANZA

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

E’ un’ipotesi peregrina quella che attribuisce alla massoneria il vero potere in questo paese?
Quanti politici, magistrati, alti funzionari e amministratori di grandi aziende statali, giornalisti, banchieri, amministratori locali, imprenditori, militari, preti di alto lignaggio o alto grado, ne fanno parte o con essa hanno avuto a che fare? Mia personale opinione, moltissimi. Opinione peraltro condivisa da molti commentatori più autorevoli e importanti di me. I “fratelli” sono l’ossatura nevralgica del vero potere in questo paese. E non è fantascientifico pensare che Gelli sia stato sostituito da qualche altro “grande vecchio”.
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Insomma: com’è possibile che a un pregiudicato condannato in via definitiva per reati gravissimi; a una persona che ha fatto sparire in un buco nero (rimasto nero perché nessuno si è preso la briga di esplorarlo) cento milioni di euro di risparmi di inconsapevoli clienti di una banca fiorentina, venga permessa la proprietà di una sontuosa villa? Com’è possibile che quella stessa persona, condannata a oltre 6 anni di prigione, sconti in carcere pochi giorni per poi vedersi riconoscere, con una fretta storica, il beneficio di poter scontare quella pena nella sontuosa villa sopra citata? Com’è possibile che a quella persona venga concesso, con la scusa di “cure mediche odontoiatriche”, il permesso di raggiungere altre città e riunirsi con altri (anche personaggi politici e sottosegretari dell’attuale governo) in vere e proprie riunioni di affari?
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Misterioso vero? Inoltre: perché tali e tanti benefici non vengono concessi ad altri con condanne più lievi e la colpevolezza di reati molto meno gravi? La presenza del figlio Tommaso nella inchiesta, ma ancora di più qualora si accertasse la sua colpevolezza, ci induce a ragionamenti ancora più complessi sulla rete di “amicizie” di queste persone. E di come “alcuni” abbiano la facoltà di indirizzare investimenti e onde oceaniche di denaro pubblico. E della consistenza dei danni che queste reti, chiamiamole “amicali” producono alla collettività. La “questione morale” è argomento spinoso e, dopo 50 anni da quando lo misero alla ribalta le dichiarazioni di Berlinguer, è ancora attuale. E lo è oggi, forse, ancora di più.
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Roba già vista e che continuerà a vedersi, al netto di leggi all’uopo fatte approvare dagli stessi attori di quella parte politica che si vede maggiormente colpita da episodi corruttivi. Leggi che hanno il semplice scopo di mettere il bavaglio alla superstite libera informazione ancora esistente e di cassare il democratico e costituzionale accesso alla informazione degli italiani. D’altra parte il ministro in carica, incidentalmente genero e cognato dei Verdini, evita di dare spiegazioni. In un paese dove è permesso, a una classe politica degna di una cloaca, di fare di tutto e, a volte, anche di più. In una politica che ha cancellato dal dizionario la parola “dimissioni”.