TRUFFALDINO A CHI?

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

“Lo show dell’ex presidente del Consiglio durante il voto sul Mes è l’essenza ultima del populismo: l’opposizione come coreografia”.
.
.
E poi: “Bisognava vederlo Conte, mentre interveniva in Aula e cominciava a urlare paonazzo contro il governo”.
Populismo, paonazzo, urlare, show, operazione truffaldina, etc etc.
La macchina del fango sta ricominciando a muoversi, dispiegando tutte le sue forze.
E questo non solo perché si avvicinano le elezioni europee ma anche per il tema stesso del contendere. Come a dire che su armi, guerra e Mes, per Lorsignori, per i Padroni del vapore e dei giornali, non si tratta.
Chi non si allinea viene bandito dal pubblico, viene espulso dalla piazza mediatica e reso oggetto di deformazione e denigrazione. Che ghiotta occasione per cantare le lodi di un Pd “responsabile” e un M5S irresponsabile e appunto truffaldino.
Che ghiotta occasione per ritessere le lodi della Schlein, più matura e più piddina, e riaprire il solco, la voragine tra i due partiti, rilanciando il rapporto privilegiato con i soliti terzopoli amati: italovivi e calendiani.
Questa deve essere l’unica “legittima” e visibile “alternativa” alla Meloni. Un’alternativa di falsa sinistra che sui temi più caldi è più lealista del re.
E così bisogna costruire una grande operazione antipatia contro Conte e i 5stelle. E deve essere grande, costante, abnorme, ossessiva, corale.
In questa maniera, se pur falsa, la gente crederà sia vera o comunque verosimile.
L’importante è riportare all’ovile i voti ingenuo-sinistri e rimandare nell’astensione quelli meno allineati.
Sporcare le figure di rottura e di vera alternativa per demoralizzare sempre il campo degli astensionisti, ossia coloro che non credono più ai discorsi ufficiali, alle loro narrazioni e ai loro prestanome. Astensionisti che, però, confusi e depressi dalla narrazione dominante, faticano a cogliere in Conte e nei 5stelle un autentico e limpido elemento di svolta. La principale opzione di aderenza alle ragioni della pace, dell’ambiente, della giustizia sociale, del lavoro giusto, dell’antimafia.
Ne vengono storpiate le battaglie. Ne viene sdoganato un assurdo retropensiero che trasforma ogni battaglia giusta e sacrosanta in una battaglia “interessata”, una battaglia “pelosa”, motivata da sole ragioni di calcolo elettorale o di nevrosi personale.
Eccoli tornati allora “quelli del Mes”: con la loro carta stampata e megafoni di corte. Eccoli aggressivi e allineati come sempre.
Come quando Conte li ha sbertucciati rifiutando il loro Mes e guadagnando un Recovery fund non solo sette volte superiore quanto a misura ma anche privo in potenza degli elementi di ricatto e condizionalità propri del Mes.
Per questo Conte è stato fatto poi saltare e per questo hanno messo prima Draghi e poi Meloni. Bisognava ritrasformare il PNRR in un Mes qualunque e, come ciliegina, cioè a scanso di equivoci, rimettersi il cappio del Mes.
E guai a chi dissente.