TORNA IL GRINTA

DI MASSIMO RIBAUDO

 

Bentrovati, carissimi.
Ci vedo benissimo senza occhiali, per la prima volta da quando avevo cinque anni. Miopia finita. Vabbè, si. Per guardare vicino, la vecchiaia, servono ancora le lenti, ma è tutto ok.
Non proprio tutto. L’occhio sinistro si è atrofizzato, dopo l’operazione alla retina: scorge ombre sfocate.
Giusta metafora di un contrappasso.
Ho visto molto male le cose, a sinistra. La critica alle forme antiumane di liberismo (i capitalismi liberisti e ordoliberisti sono distruttivi per l’umanità) mi hanno condotto ad avvicinare persone ed idee che credevo oneste e avvedute. Non lo erano.
Libertà individuale, democrazia ed evoluzione solidaristica del lavoro e della società possono e devono andare insieme. Ma non lo si comprende.
O i soviet, o i rating e il debito con le banche.
No. Non può essere questa la scelta.
E infatti ha vinto, come cento anni fa, la strada più semplice, la scorciatoia: il culto del capo, l’urlo propagandistico e irrazionale che non significa nulla, il fascismo.
Lo vediamo in Cile. Se la sinistra, vincente, fa un colpo di mano costituzionale eccessivamente collettivista, la popolazione si incazza: e poi vota a stragrande maggioranza i nipotini di Pinochet.
Sempre gli stessi errori. Sempre gli stessi fascisti ad approfittarne.
Poi, uno si annoia.
Però adesso è da noi che il colpo di mano della destra reazionaria e fascista sta per compiersi.
Giorgia Meloni vuole una costituzione semplice: una nazione, un popolo, un capo.
Dobbiamo impedirglielo a tutti i costi.
Si torna in sella.