UN PO’ DI SANA SATIRA: I MANTENUTI DI CONTE

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Scoperto, dopo un anno di indagini condotte dal nucleo della Guardia di Finanza di Cucurano con Minursano e Pippurano Scalo (già Cucurano e basta), in provincia di Lecce, l’ennesimo furbetto del reddito di cittadinanza.
L’uomo, un trentottenne sposato e con quattro figli, tutti minori (il protagonista della truffa aveva la pretesa di mandarli tutti a scuola), percepiva in nero il tutt’altro che disprezzabile stipendio di Euro 416 mensili (due euro l’ora, per otto ore al giorno, per 26 giorni al mese), aggiungendolo a quanto percepiva con la misura (finalmente) abolita dal governo Meloni (sempre sia lodata).
L’uomo aveva costretto il datore di lavoro, una “cortese, disponibile, onestissima, integerrima persona” di Minursano (con Cucurano e Pippurano Scalo, già Cucurano e basta), con la minaccia del rapimento e successive torture del gatto Felix, al quale l’imprenditore del ramo pulizie è legatissimo, a pagare il giusto e congruo emolumento in nero. Lo spavento per la minacciata ritorsione, ha spinto l’imprenditore ad aderire alla insana proposta. La cosa è andata avanti per due anni, permettendo al parassita, “divanista”, in paese si mormora che facesse le pulizie seduto sul divano, di percepire, indebitamente, dallo stato la somma di euro 900 (500 per sé, 200 per la moglie, 200 per i quattro figli), raggiungendo, con il contributo all’affitto, l’incredibile importo di Euro 1.180.
Considerando i 416 al mese, puntualmente pagati dal datore di lavoro, il “divanista truffatore e parassita”, giungeva a guadagnare la straordinaria somma mensile di 1.596 euro, pagando un risibile affitto di 400 euro, mentre le bollette, dopo lo straordinario intervento del nostro governo e del suo Presidente (sempre sia lodata, alleluia), sono ormai quasi azzerate (non credete a quelli che dicono il contrario, sono i soliti comunisti disfattisti). Il truffatore, parassita, divanista e mantenuto da Conte, è stato scoperto dopo che è stato tracciato un suo pagamento, mediante postepay, di un braccialetto di similargento di Euro 19,99 sul sito di Shein. Il truffatore pretendeva di regalarlo alla moglie in occasione dell’anniversario, pensate un po’.
Interrogato dalla Guardia di Finanza il reo ha dichiarato che non ce la faceva ad andare avanti, che la sua è una famiglia poverissima (una volgare e marrana dichiarazione) e che le accuse dell’imprenditore relative alle minacce rivolte a Felix (il delizioso gatto del datore di lavoro), fossero false. L’integerrimo, onesto, grande, coraggioso, simpatico e robusto imprenditore, degno rappresentante dell’Italia “del fare e del lavoro”, ha confermato tutto, ha dichiarato che se l’avesse dichiarato, considerato che lo stato italiano pretende la metà del costo, sarebbe stato costretto a pagare l’operaio la metà, quindi 208 euro al mese. Ha detto di aver perfino pagato all’infame lavoratore, 10 giorni lavorativi di ferie, nell’agosto del 2022. Ha dichiarato, inoltre, che cerca di pagare le tasse fino all’ultimo euro, trattenendo solo qualcosina che gli serve per sopravvivere. Ha aggiunto di essere fiducioso nell’azzeramento di circa 20.000 euro di cartelle esattoriali, confidando nell’illuminata opera del governo Meloni (alleluia, amen, sempre sia lodata, Dio salvi la regina).
All’uscita dalla caserma della Finanza, l’illuminato imprenditore è stato accolto dagli applausi scroscianti della folla radunatasi in suo appoggio. Il maresciallo si è fatto immortalare stringendogli la mano. Felix è stato invitato nella prossima trasmissione della Myrta Merlino, al posto dei cinghiali che ormai non fanno più notizia e non c’è più la Raggi. Si parla di una prossima candidatura del povero imprenditore nelle liste della Lega. L’indegno truffatore, divanista, parassita, mantenuto da Conte con i soldi nostri, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di truffa ai danni dello stato. Questo giornale confida in una condanna esemplare. Il suo posto di lavoro è stato prontamente occupato da un ragazzo di sana e robusta costituzione. Tutto dichiarato e con il faraonico stipendio di euro 320 al mese.
Questo è il paese che vogliamo!