CON JULIANO SE NE VA UN PEZZO DELLA STORIA DEL NAPOLI E DI NAPOLI

DI MARINO BARTOLETTI

 

Con Antonio Juliano, a pochi giorni dal suo 81mo compleanno, se ne va davvero un pezzo della nostra vita: di sicuro della mia (pur essendo fuori dalle mia rotte abituali, ma non certo da quelle del cuore).
Era tosto, Totonno: anche aspro all’occorrenza. Perché non derogava mai dal binario della coerenza e della serietà. Ha dato la sua vita professionale al Napoli raccogliendo, per colpa dei tempi e degli “equilibri”, forse un quarto di quello che valeva veramente dal punto di vista calcistico. Come dirigente, senza girarci troppo attorno, l’intuizione e l’arrivo di Maradona sono soprattutto merito suo (e anche quello di Krol per la verità).
Era un napoletano con pochi sorrisi: ma se te ne donava uno voleva dire che te l’eri veramente meritato.
E’ stato convocato per tre Mondiali (pur giocando ai margini dei contesti “principali”): è, con pieno merito campione europeo del 1968 (malgrado la concorrenza micidiale). Forse uno scudetto – se non due – se lo sarebbe meritato!
Certamente è stato il napoletano più grande della storia del Napoli: dal quale non sempre ha ricevuto la riconoscenza che avrebbe meritato (e che lui certamente non ha mai sollecitato). Porterò con me la sua schiettezza, la sua ironia, le sue fertili ombrosità, la forza delle sue (poche) parole. La sua ruvida e preziosa amicizia.
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