L’AGGREDITO E L’AGGRESSORE – Parte II

DI ORSO GRIGIO

REDAZIONE

 

La mia idea sulla guerra è piuttosto chiara. In generale, intendo: su tutte, le guerre.

Essere contro è una delle poche certezze che ho.
Contro, da sempre, per sempre, senza se, senza ma e senza nemmeno un può darsi.
Contro. Comunque. A prescindere.
Non può essere che millenni di storia non siano riusciti a farci capire che non esistono guerre per la pace, guerre sante, guerre giuste. Sono tutti giochi di parole, ossimori perversi inventati per fregarci e per farcele accettare, provando a motivarle e perfino a nobilitarle. Ma restano fetide guerre, sanno di morte e sofferenza e servono solo a chi produce armi, e agli stati che fondano buona parte della loro economia sull’industria bellica.
Quello americano, per l’appunto.
Tanto poi chi le decide a combatterle e morire ci manda i figli degli altri.
Sono merdosissime guerre, e sono tutte sbagliate.
E se in passato qualcuna ha avuto un senso, oggi non ce l’ha più, visto che chiunque possiede l’arma che può distruggere l’intero pianeta nel tempo di un rutto.
La potenza nucleare doveva creare una specie di equilibrio, un timore reciproco che avrebbe indotto tutti alla prudenza, ma questo supponeva una crescita umana che non c’è stata, e questo equilibrio è ormai talmente precario che alla fine a vincere è sempre e solo la teoria del chi ce l’ha più lungo.
Così qualcuno più pazzo degli altri prima o poi la farà, questa cazzata.
E sarà l’ultima.
Forse in un mondo governato da donne le cose sarebbero andate meglio. Magari l’ossessione del potere ce l’avrebbero avuta anche loro, ma almeno gli sarebbe mancata quella del pene.
Su quella ucraina ho già detto più volte.
Io non appartengo al gruppo “Ipnosi Unica” dell’aggredito e dell’aggressore. Cerco di andare oltre, perché la storia non nasce in un giorno.
Quello che vedo io è un attorucolo convinto di essere ancora sul set manovrato dai burattinai americani per espandere il loro impero fin proprio sotto il culo della Russia. Forse la caduta del Muro e certi patti non mantenuti (da loro stessi, naturalmente) ha talmente gasato gli americani da convincerli ad avere come un diritto divino al dominio totale. In questo delirio hanno potuto contare sulla complicità dell’Europa intera, interessata a tutto, dalle banche alle misure delle zucchine, tranne che ai bisogni delle persone, che infatti ne è diventata ormai talmente serva e complice almeno al pari dei simpaticissimi guerrafondai inglesi.
La pace non la vuole nessuno, tanto a morire ci vanno gli altri, l’ho già detto, come i giovani ucraini rifugiati in Italia che il simpaticone ha chiesto indietro per farne carne da macello non appena diventeranno maggiorenni.
Una prospettiva eccellente, sul come vivere i migliori anni della loro vita.
E noi, male che vada, ce la caviamo con l’invio di un po’ di armi, una scelta che dice tutto sulla nostra ambiguità e sul nostro coraggio.
Sì, perché se accettiamo l’idea della guerra come soluzione ai problemi e fossimo davvero così partecipi degli aneliti di libertà ucraini, avremmo dovuto andarci anche noi a combattere, accanto a loro.
Se fossimo.
E la politica?
Tace, approva, acconsente a qualsiasi richiesta americana senza fiatare, in maniera così prona e sottomessa che non sembra nemmeno normale.
Nessuna obiezione, tutti d’accordo insomma: cittadini, partiti, stampa e opinione pubblica al completo.
Va tutto bene, madama la marchesa, pur di compiacere uno che non si regge più nemmeno in piedi e magari ha il cervello messo peggio delle gambe.
E oggi, con il conflitto in Medio Oriente, ci viene offerto un atroce bis di tutto questo.
Ancora con l’aggredito e l’aggressore, dimenticando decenni di soprusi israeliani nei confronti dei palestinesi. Ancora a ustionarci le palle con i buoni e i cattivi, dove i buoni sono naturalmente gli americani, e i cattivi tutti gli altri.
Ancora a cianciare il solito ritornello “io sto con…”, dove Israele ha preso il posto di Ucraina.
In realtà non ce ne frega niente con chi stare.
Ci sono guerre e morti dappertutto, nel mondo, e non ci siamo mai turbati più di tanto.
Ho già detto sulla nostra sentita partecipazione.
Noi stiamo solo dove vuole l’America, perché cercare di capire è faticoso e a livello politico sarebbe complicato esprimere un pensiero dissonante dal blocco Nato.
Non l’ha fatto mai nessuno, a parte la storia di Sigonella.
Strano modo di stare dentro un’Alleanza quando non si conta un cazzo di niente.
E del tutto anomalo visto che siamo proprio noi a scegliere di non contare niente, per pavidità e totale mancanza di autonomia.
Io invece sto con la Palestina.
Lo so quello che ha fatto Hamas, lo so che si fa scudo dei suoi stessi figli, la conosco la storia. Ma so anche che è stato lo stesso Israele a finanziarlo, consuetudine piuttosto diffusa quella di capi di stato cosiddetti democratici che finanziano gruppi terroristici (magari vi ricorda qualcosa e qualcuno) e i motivi appaiono del tutto evidenti. Infatti alla fine chi trarrà interesse da questo sterminio sarà proprio Israele, che si inventerà il pretesto per spianare la Striscia di Gaza e farne un cumulo di macerie e di morte.
Conosco un po’ di storia, e so chi è Netanyahu, esemplare perfetto della peggiore destra che possa infestare il globo terracqueo.
Certo, la mia è un’analisi semplice, da incompetente, ma quando vedo le dirette di Mentana, e poi il furore orgasmico e approssimativo di certi “espertoni”, sempre al soldo di qualcuno o schiavi di una perenne campagna elettorale, con il quale si parla di guerra nei talk, e a farlo invitano financo un personaggio politico della caratura e della competenza di Elisabetta Gardini, che a sentirla ti convinci che la morte non è poi il male peggiore (parlo della mia naturalmente) un po’ mi sento in diritto di parlarne anch’io.
Almeno io le mie cazzate le sparo gratis e non vi costo niente.