QUINTE COLONNE

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

La inconcepibile tragedia di Brandizzo non è una disgrazia inviataci dagli dei, non è un terremoto, non è un fulmine e non è neppure un incidente.
La strage ha un padre e una madre, si chiamano “subappalto” e “massimo ribasso” ed entrambi fanno parte della infame genealogia del liberismo e delle privatizzazioni.
Secondo la normale logica commerciale i due genitori non potrebbero convivere perché l’appalto, qualsiasi appalto, oltre ai termini contrattuali contiene per sua natura l’elemento imprescindibile della fiducia tra appaltatore ed appaltante.
Io stato ti affido un lavoro di cui mantengo intatta la responsabilità ma allo stesso tempo ti consento di ripetere la stessa operazione all’infinito con società che neppure ho mai sentito nominare per ottenere una riduzione dei costi. Ad ogni passaggio la fiducia si diluisce fino a scomparire per lasciare il posto al far west del lavoro nero, dello sfruttamento di persone e di strumenti, dell’assenza di controlli, della cancellazione di qualsiasi tutela sia dei lavoratori che degli utenti di ciò che quei lavoratori producono.
Ieri sera sono rimasto di stucco nell’ascoltare Bonaccini, una star del Partito Democratico, che invece di scagliarsi con la bava alla bocca contro questa pratica indegna sembrava considerarla come qualcosa di accettabile, un sistema da criticare e migliorare ma che non lo scandalizzava affatto.
E’ esattamente questo che si intende quando si dice che la sinistra ha perso la propria identità.
Mancano i muri portanti che dovrebbero sostenere un’area politica ben precisa, una casa comune nella quale un Bonaccini e un Bersani non potrebbero mai convivere.