PROFESSIONE: GIORNALISTA

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Ciò che in altri ordini professionali, penso ai medici o agli ingegneri, causerebbe provvedimenti disciplinari che porterebbero inevitabilmente alla radiazione dall’Albo, nel giornalismo non è neppure considerato un peccato veniale: l’approssimazione.
A volte l’approssimazione nasce dall’ignoranza e altre volte dal bisogno di arrivare per primi sulla notizia, ma molto più spesso viene usata con dolo e malizia per orientare il lettore o l’ascoltatore su posizioni prestabilite.
Lasciamo pure perdere i food-blogger e le soubrette in disarmo che in questi giorni sono al centro dell’attenzione per le loro velleità di de-bunking finite in tragedia, prendiamo l’informazione formale dei TG che trabocca di faziosità persino più loro.
Vi pare possibile che dopo tanti anni di lanci di ordigni contro Israele provenienti dalla Palestina ci sia ancora qualcuno che ogni giorno continua a chiamarli “missili” anziché razzi?.
Eppure la differenza è evidente anche per chi di armamenti non sa nulla. Un razzo viene lanciato in una certa direzione ma una volta partito nessuno è in grado di modificare la sua traiettoria, un missile invece ha congegni di puntamento che continuano a funzionare durante il suo volo portandolo con precisione sull’obiettivo. E’ questa la ragione per cui i razzi di Hamas raramente fanno danni seri mentre i missili di Israele centrano con precisione ospedali, scuole, chiese e campi profughi..
In ultima analisi, consentire l’approssimazione di chi chiama missili i razzi di Hamas significa lasciare campo libero a chi vorrebbe mettere sullo stesso piano il genocidio in atto contro il popolo palestinese e la disperata resistenza di Gaza alla propria cancellazione.
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Di questo si tratta, non di ignoranza.
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