LA MOSCA NERA

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Sarebbe bello, ma soprattutto sarebbe giusto, liquidare il generale Vannucci e lo sproloquio che ha stampato con una risata uguale a quelle che una cinquantina d’anni fa ci regalava il cinematografico generale Buttiglione.
Bello e giusto, ma non lo possiamo fare.
Non c’è da ridere quando un uomo di potere, un generale di divisione che è stato a capo di migliaia di uomini armati spediti in giro per il mondo a “ristabilire l’ordine”, rompe il silenzio che confinava l’ignorante marciume delle sue convinzioni tra i reparti scelti che comandava e si rivolge al paese attaccando sgangheratamente omossessuali, neri, ambientalisti, garantisti, animalisti e chiunque consideri poco democratico l’odio istituzionalizzato e praticato in pensieri ed opere.
Certo è comico il suo nascondersi dietro un dito con il rituale “sono stato frainteso”, da rotolarsi sul pavimento il paragonarsi pure lui a Giordano Bruno, da pisciarsi sotto il suo richiamo a una “maggioranza silenziosa” che non aspettava altro che applaudirlo.
E invece non c’è un cacchio da ridere.
C’è piuttosto da domandarsi cosa abbia fatto ritenere al nostro generale che fosse arrivato il momento buono per uscire allo scoperto, c’è da capire quante altre mosche nere come lui si nascondano nelle istituzioni e in particolare nelle forze armate in attesa di spiccare il volo, c’è da fermare la deriva ideologica di questo governo che, un passetto alla volta, sotto un’apparenza semidemocratica sta consapevolmente autorizzando questi deliri da Terzo Reich.
Il generale verrà certamente sanzionato e ci mancherebbe altro che non lo fosse ma temo che la sua colpa non sia quella di aver stampato 357 pagine di purissima merda e di abissale ignoranza, temo che la sua vera colpa sia soltanto quella di aver anticipato troppo i tempi pensando di poter raccogliere ora ciò che ancora è in fase di semina.