CACICCO A CHI?

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

L’uso del termine cacicco da parte di Elly Schlein mi infastidì a suo tempo molto più del famoso armocromista, perchè se nel secondo si intravede solo una innocua scivolata nel magico mondo di Gucci e Armani trovo nel primo, addirittura accoppiato al grado criminale ndranghetaro di capobastone, una condanna generalizzata di chi in una realtà regionale o cittadina ha conquistato stima e fiducia di quell’elettorato.
Il termine spagnolo “cacique” ha acquisito la propria valenza negativa nella Spagna fascista di Franco, quando il potere centrale del “caudillo” doveva confrontarsi di continuo con quello dei grandi latifondisti del sud, sfruttatori senza scrupoli ma anche unica fonte di lavoro e guadagno. Se oggi in Italia esistono i cacicchi è perchè il potere centrale, delle Botteghe Oscure o di Arcore non fa differenza, non è stato capace di far procedere tutto il paese alla medesima velocità.
Malaffare e nepotismo sono una scoria da eradicare dai centri di potere periferici e riguardano tutti i partiti politici. Detto questo, se fossi Elly Schlein starei bene attenta a non puntare l’indice contro De Luca o Emiliano perché in quel gesto così facile e demagogico rimangono medio, anulare e mignolo puntati contro chi lo compie.