TRE CIOTOLE

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Ho appena finito di leggere l’ultimo libro di Michela Murgia.

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Non ho velleità da critico letterario ma vista la grande partecipazione che il post sulla scrittrice scomparsa ha ottenuto sento di dover esprimere il mio parere.
Lo dico subito, non è il genere di letteratura che preferisco.
Io amo i libri che mi sollevano con grazia dal divano dove di solito leggo e con poche righe mi trasportano in altri mondi. Roba da Ken Follett (I pilastri della terra) o da Wilbur Smith (Come il mare) o, per salvare almeno una parvenza di intellettualismo, da Umberto Eco.
Le 136 pagine di “Tre ciotole”, le stesse di un Giallo Mondadori e per di più suddivise in 12 capitoli dei quali si fatica a capire l’omogeneità, hanno fatto l’esatto opposto trascinandomi di peso in problematiche che una vita gentile mi ha finora in gran parte risparmiato.
Alla fatica di percepire il filo conduttore si è aggiunta quella di doversi soffermare a pensare su ogni pagina, perché a differenza dei gialli Mondadori non ce n’è una che non contenga almeno un concetto o un’affermazione capaci di aprire una finestra nuova su qualcosa che percepivo solo superficialmente.
Insomma, non è stata una passeggiata in un parco ma piuttosto un’ardua arrampicata che nonostante la mia pigrizia sono felice di aver portato a termine.
Grazie Michela, e avanti con il prossimo.
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