RAPIDE SPECULAZIONI SUL PIANO MORALE E POLITICO DELLA GUERRA IN UCRAINA.

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Se dobbiamo parlare di quanto il regime di Kiev abbia prevaricato i cittadini russofoni nel Donbass possiamo dire senza dubbio che norme ratificate dal parlamento e dai presidenti filo occidentali, siano molto controverse. La comunità occidentale non ha fatto nulla, oltre azioni blandissime, per difendere le minoranze russofone, come sua abitudine quando si tratta degli interessi di Mosca con cui la Ue coltivava importantissimi interessi commerciali.
Ma se dobbiamo parlare di territori e confini, dovremmo essere realisti: Kiev non si è appropriata di nulla dato che la Crimea era un già parte dell’Ucraina.
Vogliamo criticare il nazionalismo, l’antisemitismo diffuso a cui contrapporre Zelensky vessillo ebreo e il rifiuto di Kiev di firmare la risoluzione Onu che vieta la glorificazione del neonazismo?
Vogliamo criticare le truppe neonaziste nell’esercito regolare?
Benissimo, argomenti di cui si dibatteva apertamente prima che la guerra offrisse il restayling democratico e fasullo di Kiev su cui non vale la pena di soffermarsi dato che l’Ucraina resta quel coacervo di oligarchi corrotti a cui l’occidente guardava con disprezzo mentre Washington e Nato ordivano trame dagli esiti ovvi.
Ma oltre questo i territori oggetto del contendere nel conflitto, questo va detto, erano ucraini non russi. La Crimea “è diventata” russa perché i cittadini hanno voluto, con un referendum, l’annessione alla Russia. Ma non si può pretendere che Kiev resti a guardare, non è negli interessi di nessuno perdere territori. Piuttosto ovvio com’è ovvio chiedersi perché nessuno dei contendenti voglia un referendum, stavolta vigilato da autorità neutrali, che interroghi il popolo sulle sue intenzioni. Ciò porrebbe fine a un disastro.
Allora perché nessuno si muove in quella direzione?
Perché la legge nazionale vuole che solo Kiev possa avallare un referendum che potrebbe costargli molto caro in termini di territori persi, ragion per cui Zelensky non vorrà mai concedere tante possibilità a chi teoricamente ha già scelto prima la madre Russia.
Mosca dunque usa questo espediente per giustificare le sue azioni militari, mosse apparentemente da ragioni morali, etiche e giustizia sociale. Ma la politica e il diritto internazionale soprattutto si reggono su norme e non assunti morali laterali rispetto a impianti normativi che tutelano i governi non cittadini che vengono a malapena interrogati durante le elezioni.
Affermare che la comunità internazionale è disinteressata alla volontà dei cittadini russofoni, e lecito ma non ci sono norme che obbligano qualcuno alla giustizia sociale, le costituzioni sembrano soprammobili ignorati da politici e cittadini. Come avviene qui d’altra parte: non esiste un autority super partes che imponga al governo italiano di non vessare i deboli, di non sottoporli a torture psicologiche e privazioni materiali.
L’ingiustizia dovrebbe dunque legittimare che uno stato superi i confini di un altro Stato?
Forse, torno a ripetere, sul piano morale ma non su quello giuridico. E qui non possiamo cambiare le regole come ha preteso e ottenuto la schermitrice ucraina appoggiata da mezzo mondo di cialtroni. Questo tenore di ingiustizie legittimerebbe una rivolta popolare ma non interventi esterni come usano subdolamente fare le superpotenze militari. Perciò cerchiamo di distinguere le ragioni morali, che fanno girare i coglioni per ovvio senso di giustizia, da quelle pratiche e più strettamente politiche, il mondo non può funzionare così.
Nel mondo ciascuna superpotenza, a voler essere obiettivi e davvero onesti, dovrebbe limitarsi al proprio territorio senza muovere fila altrove.
Tuttavia Washington e Mosca non la pensano così e sarebbero problemi loro finché, come oggi, non si provochi una guerra di portata mondiale. E attenzione, non esiste proprio la narrazione per cui è tutta colpa di Putin come non esiste la narrazione rovesciata per cui è solo colpa dell’occidente, siamo seri.
I capi di Stato “buoni”, se esistono, o semplicemente ragionevoli non fanno guerre di conquista perché non hanno interessi oltre i confini delle proprie nazioni, è molto banale. Da molto tempo invece sia Usa che Federazione Russa guardano ben oltre i propri perimetri. E tutti noi, finché saremo spettatori faremo i conti con questo perché non abbiamo capito che alle ragioni morali deve seguire un azione popolare affinché queste ragioni siano sostenute da norme e i deboli non siano più oppressi.