LA NOTTE DELL’ ADDIO…

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Ci siamo più o meno tutti, gli amici più cari, i parenti più stretti.

Tutti a casa di Raouf per salutarlo.
Oggi partirà per l’Italia.
In barca.
Con lui altri 8 tunisini e 22 Migranti sub-Sahara.
Salperanno da XY dopo il tramonto
C’é un clima “disteso” in famiglia, come se fosse una gita fuori porta, Najet, la madre, é più preoccupata che ci siano piatti per tutti e cibo per gli ospiti.
I ragazzi ridono, sorrisi stampati senz’anima.
Loro avvertono la tensione della partenza.
Arriva un uomo, tarchiato, sudato, sulla cinquantina.
Non entra, fa cenno a Raouf di uscire.
Parlottano un po’, poi si stringono la mano ed il sudato sparisce.
E’ XY quello che imbarca, quello che li porta dalla spiaggia fino alla barca usando un gommone.
Saliranno a piccoli gruppi fino a quando tutti saranno a bordo.
Poi, a fari spenti, usciranno al largo e velocemente guadagneranno il mare.
Raouf ha venduto il suo scooter.
Un “ovetto” in buono stato per 3.500 dinari, circa 1.000 euro.
Quello che serve per raggiungere l’Italia, gli resteranno pochi spiccioli in tasca, già cambiati in euro.
Li mostra agli amici, la madre li bacia e gli chiede di mandarne tanti…..
Lui annuisce e la bacia sulla fronte.
Il padre non parla, sembra disinteressato a quello che gli gira intorno, poi mi prende per un braccio e mi porta in cortile…..
– Perché non gli hai detto di restare ?
– Perché ha deciso e non mi avrebbe ascoltato
– Lui ti ascolta sempre, se tu gli avessi detto NO, non sarebbe partito…..
No, Mohammed, sarebbe partito lo stesso, il mio NO non ferma nessuno e non cancella la voglia di fuggire da qui.
Raouf ha venticinque anni, disoccupato da quando ha finito gli studi.
Ha cercato inutilmente lavoro, accettando anche di raccogliere verdura nei campi, OTTO ORE per 5 dinari (poco meno di 2 euro).
Come avrei potuto convincerlo a restare ?
Stanotte dormirà fuori, con i compagni di viaggio.
Non vuole che la Polizia passi a cercarlo.
La voce della partenza s’é sparsa tra i vicini.
Meglio evitare sorprese.
Mi chiama in disparte, m’abbraccia.
Riesco ad infilargli in tasca qualche euro.
Poi prende il suo zainetto ed esce, seguito dagli amici.
Sua madre s’accascia su di una sedia e comincia a piangere, consolata dalle altre donne.
Il padre, ritto sulla porta, lo guarda allontanarsi.
Sulla faccia piena di rughe e bruciata dal sole, scende una lacrima.
Se ne va nei campi.
Adesso c’é silenzio, cupo, doloroso.
Perfino il pianto di una madre non fa rumore.