TRE POPOLI

DI ORSO GRIGIO

REDAZIONE

 

Più o meno sempre, e sempre di più, penso che tutto questo non serva a niente.

Denunciare, intendo. Indignarsi, elencare le schifezze di questi tempi, di questo governo e più in generale di questa politica è del tutto inutile.
Così ogni volta che provo a scrivere una delle mie cazzate, mi chiedo perché lo stia facendo e se non sarebbe meglio che andassi anch’io a vedere girare qualche betoniera di ultima generazione in un cantiere.
Alla fine il mio incidere sullo stato delle cose sarebbe lo stesso, cioè zero, ma di certo ne guadagnerei in salute.
Poi però mi dico che, se anche lo facessi, della betoniera e dei cantieri mi importerebbe poco perché sarei più interessato agli operai che ci lavorano, se vengono trattati bene, pagati dignitosamente. Lo faccio anche con i corrieri di Amazon, per dire, di chiedere come li trattano.
E allora meglio rompere i coglioni a voi che alla gente mentre lavora, che voi almeno potrete sempre cambiare pagina ed evitare di leggermi.
Però quel senso di inutilità rimane tutto.
Rimane comunque.
Mi sento intrappolato nel nulla.

Questo paese è diviso in tre gruppi di tifosi, ben distinti, perlopiù ottusi e poco propensi al dialogo.

Come tutti i tifosi.
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Ci sono quelli che hanno votato questa sciagura, e a loro delle denunce e perfino della verità delle cose non gli frega proprio niente, visto che hanno avuto quello che volevano: un governo marcatamente di destra, formato da esseri strafottenti, arroganti, mediamente truffaldini, piuttosto omofobi e con una spiccata allergia ai diritti civili, in grado di garantire anche a chi li ha eletti, o almeno questa è la speranza di chi ha scelto queste meraviglie umane, qualche scampolo di furbata e due spiccioli di evasione fiscale.
Più gli eletti si dimostreranno cialtroni, più combineranno schifezze, e più chi li ha votati radicherà dentro di sé la certezza di avere scelto bene.
Irrecuperabili.
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Poi ci sono quelli che la pensano più o meno come noi che bazzichiamo su questa pagina, che condividiamo, siamo d’accordo, certamente nel giusto, ci incazziamo, ma poi finisce lì, perché passare al livello successivo, quello dell’azione, è complicato visto che i partiti che dovrebbero raccogliere questa protesta e canalizzarla sembrano poco convinti e poco disposti a farlo. Una cosa è blaterare di mondi perfetti e massimi sistemi, altro è mettersi davvero in gioco.
E senza avere dietro una struttura importante non si va da nessuna parte.
Certo, si può sempre fare un gesto eclatante, tipo legarsi nudi a qualche cancello con addosso un cartello di protesta, proclamare uno sciopero della fame, ma l’unico effetto che provocheremmo sarebbe quello delle scimmiette allo zoo che sgranocchiano noccioline, e ora che la testata giornalistica della d’urso è venuta a mancare, non ci dedicherebbero nemmeno un servizio al pomeriggio.
L’ho già detto: siamo solo mosche stordite intrappolate sotto il bicchiere dei social, acciocché abbiano a controllarci meglio.
Illusi.
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E infine c’è il terzo gruppo, che ormai si appresta a diventare maggioranza: quelli che si astengono, che a votare non ci vanno nemmeno. Loro stanno a casa, non si mischiano. Lo fanno per delusione, ignoranza, egoismo, pavidità, per una paralisi che gli ha preso proprio mentre stavano uscendo di casa per andare al seggio, o non so per cosa cazzo d’altro.
Sono i peggiori, quelli convinti di non scegliere che tanto sono tutti uguali e però fanno la scelta peggiore, quella della conservazione.
Hanno torto a prescindere, responsabilità enormi.
Diteglielo, se ne conoscete qualcuno, e se nel farlo vi scappa anche un vaffanculo dite questo è il vaffanculo dell’Orso (semi-cit.)
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Tre popoli in stallo.
Fermi, immobili, più o meno confusi.
Tre isole in un oceano di merda.
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Il vuoto mentale che avvolge questi tempi è allucinante, un buco nero dove i neuroni vengono attratti in un vortice distruttivo che non ne lascerà traccia.
Siamo in caduta libera da decenni ma se prima parevano almeno funzionare i freni, oggi non c’è più nemmeno il pedale.
A capofitto nel baratro.