DA “MANI PULITE” A “MANI LIBERE”

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Siamo passati in poco più di 30 anni, da “mani pulite”, che spazzò via una classe politica e dirigenziale corrotta e “disponibile” a maneggi di tutti i tipi, a “mani libere”, la sostituzione di quella gente con altra, altrettanto maneggiona e disponibile, con l’aggravante della inadeguatezza, della ignoranza, del basso profilo.

Dal sistema delle preferenze, che garantiva il controllo del voto, alla elezione garantita dalla nomina delle segreterie dei partiti, con la conseguente presenza, in Parlamento, di “utili idioti”, con il significato più pieno che Togliatti attribuì al citato titolo.
L’attacco alla giustizia, avviato da Mr. B per difendersi dalle giuste indagini della magistratura sulla misteriosa (rimasta tale) origine della sua fortuna, sui suoi rapporti con la mafia e per difendere la sua libertà di fare giochetti strani con le sue aziende (il primo provvedimento che battezzò il suo primo governo fu la depenalizzazione del “falso in bilancio”), è proseguito con gli altri governi, compresi quelli della cosiddetta sinistra, trovando il magico e mortifero (per la giustizia giusta) epilogo con l’attuale governo e l’attuale guardagingilli (ripeto il termine coniato da Travaglio).
Il motivo di cotanto impegno nel riformare costantemente in peggio (work in progress) l’impianto della giustizia in Italia, è evidentemente legato al bisogno di offrire una cintura di protezione per la, sempre più dilagante, corruzione. Di creare una categoria di cittadini al di sopra di regole etiche e leggi. Depotenziando, attraverso le lingue penzolanti e sgocciolanti dei simil-giornalisti al soldo, il normale ribrezzo scatenato dalla mancanza di etica, prima ancora della, di fatto, depenalizzazione di tutto.
Siamo sempre meno distanti da paesi dove crescono cocchi e banani.
La vicenda della Santanchè, nominata ministro nonostante fosse una potenziale bancarottiera, dice tutto sulla salute della civiltà di questo Paese. Ed il lavoro di Report cadrà nel vuoto. Il curriculum della signora degli abiti tanto cari quanto brutti, della pasionaria dei privè da mille euro al giorno, da Cortina a Forte dei Marmi, dei cagnolini vestiti con completini griffati, in sprezzo alla dilagante povertà che affligge il paese, si arricchisce di nuove medaglie. Fornitori e dipendenti non pagati, prestiti milionari conseguiti da misteriosi finanziatori di Abu Dhabi e via col tango.
Insomma: i soldi che potevano essere utilizzati per pagare i debiti, finiti nel pagamento di sontuose suites di alberghi di lusso e vita da nababbi.
Questa persona è un ministro della Repubblica italiana.
Fatevi un’idea, elaborate un concetto di quello che siamo diventati e, se foste in possesso di qualche superstite neurone funzionante, andate a votare.
E fate sparire dalla politica gente come la Santadechè ed affini.
Foto da Report 19/6/23