BATTUTO UN ALTRO RECORD DI PROFONDITA’ DEL FONDO…

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

“Se si è d’accordo che gli stranieri si assimilino sui valori fondamentali iscritti nella Costituzione ciò avverrà più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani, se studieranno in modo potenziato l’italiano laddove già non lo conoscano bene, se nelle scuole si insegni approfonditamente la storia, la letteratura, l’arte, la musica italiana, se i genitori saranno coinvolti pure loro nell’apprendimento della lingua e della cultura italiana e se non vivranno in comunità separate.
È in questa direzione che noi intendiamo muoverci.”
E’ il testo del (poco) comprensibile tweet del ministro Valditara. E non è solo poco comprensibile, è scritto in un italiano improbabile, con gravi errori grammaticali. Va ricordato che l’autore di questa opera d’arte cubista, ricopre l’incarico di ministro della scuola e (udite udite) del merito (sigh…).
Parla (lui) dell’apprendimento della lingua italiana da parte degli stranieri che vivono in Italia. Bene, conosco persone Senegalesi che scrivono meglio di lui. Conosco ragazze/i nati in Italia da genitori stranieri, non italiani per un’assurda legge (presente solo nel nostro Paese) che ne impedisce la naturalizzazione e che, leggendo il tweet, si sono sganasciati dalle risate. Strano, quindi, che il ministro si preoccupi della composizione etnica delle aule italiane, senza preoccuparsi di rifrequentare il corso della scuola media (un alunno di seconda media avrebbe scritto il tweet meglio di lui). Una tragedia.
Ma è una tragedia la condizione cognitiva di molti esponenti di questa destra. Che continuano, senza alcun sussulto di pre-vergogna, ad affollare i salotti televisivi dei talk show. Dopo tante brutte figure la presidento avrebbe dovuto correre ai ripari. Ma… niente. Dopo l’appellativo di “figa” assegnato dallo sguardo che uccide, Bocchino, alla “santadechè”, ieri hanno allietato la nostra serata e allenato le nostre mandibole con risate a crepapelle, il sempre sorprendente Senaldi e un signore, tal Totaro o qualcosa del genere, che non so di cosa si occupi (né ho visto una sovrimpressione che lo chiarisse. Ma mi dicono che faccia il senatore. Ahinoi). E abbiamo registrato un altro record di profondità del fondo oltre a una slogatura della mandibola per le grasse e incontenibili risate.
Nel corso dell’opera buffa, si è paragonata Ilaria Salis a “santadechè”. I due sono riusciti a litigare (e farsi dare lezioni di dignità) dal padre della Salis. Dimostrando, peraltro, di non possedere nemmeno il minimo sindacale di qualità umana. Ma dimostrando di non essere neppure al corrente di quali reati fosse accusata la ragazza. Sentendo parlare questi figuri (quelli citati come altri, tutti “stranamente” provenienti dalla stessa area politica), si ha l’impressione di ascoltare un tipo al bar che, dopo avere deglutito qualche grappino, parla “con la pancia”. O con il secondo cervello, l’intestino. Ed è molto probabile che qualche personaggio di questo tipo oggi lo abbia fatto, ripetendo le frasi del tal Totaro.
Siamo sommersi, baby. Ma insomma, quanto ci metti a tirare lo scarico?
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Giancarlo Selmi